VIRUS, MA OK ARMI NEL PORTO DI GENOVA

Tasti in mano, ripartiamo un po'. Nessun botto però. Anzi, nonostante il titolo, "L'esplosivo piano di Bazil" (2009) è un'innocua miccetta lanciata contro armi e militarismo. Quando vi sarebbe bisogno delle bombe (contro le bombe). Proprio nelle ore in cui la cosiddetta pandemia mondiale obbliga a chiuderci in casa manco arrivassero gli alieni (invece è solo tragedia sanitaria, orchestrata da incompetenti alla Fontana e assassini alla Confindustria), carri armati della solita nav'infame Bahri passano dal ponte Eritrea di Genova, direzione: una delle tante guerre "invisibili" (Siria? Yemen? Kashmir, altro?). Quindi il problema, tutt'altro che fantastico e immaginifico, è ancora mortalmente reale. Non credo nei toni cartooneschi del roannese classe 1953 Jean-Pierre Jeunet, con cattiva pace delle sognanti Amelie.

La sesta opera del regista non parte. Puntando, tantu pe' cangia', su atmosfere surreali, dai colori contrastanti e dalle scene e scenografie sovraffollate di bizzarrie, il film si dimentica di tutto il resto. Riuscendo, tra l'altro, a fallire nell'intreccio, sua puntata più forte, che risulta contorto e farraginoso, quando va bene. Poiché quando non vi si perde nei meandri, andrà peggio. Leggi: superficialità e delicatezza inaccettabili. Produttori e trafficanti di armi (spesso italianissimi, come Fincantieri, Leonardo, Oto Melara: Finmeccanica omicida insomma), vengono esasperati in macchiettistici personaggi, senza poi necessità, e messi a bada con tanti manco divertenti sketch da circo. Poche risate in sala "FrD", a parte le uscite a mitraglia dell'"uomo dei modi di dire". Ovviamente, sennò non amerei la Settima, si può e si deve attaccare con le armi della fantasia e dell'ironia, non spuntate però da una visione parziale, quindi insufficiente, delle falle dell'attuale sistema capitalistico, di cui le armi rappresentano solo una parte (fondante). Esempio: che si dice su chi lavora, a detta sua per un tozzo di pane (insanguinato), nelle aziende della morte?
E' andata bene Fr', meglio tutti gli altri che mettesti nella rassegna "Le lotte". Ma l'ottima serata in compagnia affranca da ogni delusione.
(depa)

Vero, realizzata la fonte della violenza (contro di lui), Bazil non delegherà, andrà a guardare in faccia il nemico. Ma girano questi film. Pertanto nessuno oggi muoverà un dito contro le navi della morte, che debbono circolare eccome, anche in pandemia: ché sono un tutt'uno con la spesa fatta alla Coop (aut similia).

LE ARMI NON TRASMETTONO IL COVID-19 MA UN VIRUS MOLTO PIù LETALE

NESSUNA PACE CON CHI VIVE DI GUERRA

1 commento:

  1. Capisco la tua critica, depa: un film di denuncia contro quegli animali di fabbricanti d’armi potrebbe e forse(?) dovrebbe essere piu’ forte e diretto, ma evidentemente questo non e’ lo stile del regista francese che e’ invece bravissimo a dipingere luoghi originali e afascinanti e a inventarsi personaggi fantasiosi e divertenti per una storia surreale, ma non assurda. Il risultato e’ una piacevole favola moderna, genere tuttavia, come detto, non proprio appropriato per l’argomento scelto dal regista stesso, di cui del film e’ anche l’autore.

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