Lolita senza colori

Cerchiamo di tenere il passo con le visioni nelle grandi sale, alcune delle quali ottime, come questa, alle quali il 'Rofum ha assistito in questo 2023. Partiamo dall'ultima, "L'amore seconda Dalva" (2022), produzione franco-belga diretta dall'esordiente di Sedan, classe 1985 di Sedan, Emmanuelle Nicot. Consigliatissima, per la forza drammatica, dardenniana, della rappresentazione e per lo spessore di una scrittura, che innalza un'altra "donna" del cinema, bimba senza infanzia, tra i personaggi da ricordare.
Belgio. Titoli di testa, al buio, ci accolgono con urla disperate. "Jacques!!". Pare l'ennesimo abuso de poder di Babylonia. "Casa rifugio", tra "educatori". Primissimi piani come sonda emozionale. Luci riflessi, dissolvenze, come fuga.  Per scappare. Micia ferita, Darva, gatta spaventata. Lolita privata dei colori preferiti. Paura di rimanere soli. Tra rumori, suoni, piano, flauto e basso.
A volte si accelera, un passo avanti. Ma ci vuole tempo, e abbracci, per tornare ragazzina.
Cinema sociale che deve (saper) essere fatto. Mi basta un goccio di rum per commuovermi. E che potenza la spogliata al colloquio.
Forte di una scrittura esatta che permette di immedesimarci con la protagonista, per poi subirne lo trauma, e guardarla meravigliosamente tornare bambina. Notevole.
A Dimitri e Samia.
(depa)

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