Amor Sioux

Non sono Kirk Douglas. Non mi so difendere dagli agguati, cercatori d'oro o indiani che siano. Tanto meno da quelli del cinema western. In un frangente simile ho conosciuto André De Toth, regista ungherese Endre Antal Miksa (1912-2002), un passato alla Korda, determinato e preciso. Nella folta schiera dei "mestieranti", con qualche mostrina in più. "Il cacciatore di indiani" (t.o. "The indian fighter", 1955) non è il peggiore dei loro nemici.
Cast intrigante, col poderoso confortato e contrastato da Walter Matthau e Lon Chaney Jr., cercatore d'oro accecato dal ferro giallo. Sulle musiche del tedesco Franz Waxman "Introducing Elsa Martinelli". La fotomodella grossetana, tutta "Print by Technicolor", al suo quarto lavoro tra risaie e campi indiani.
Johnny Hawks ("Aux"!) trotta tra guerra e Sioux. "Nuvola rossa è mio amico", ma sino a quando? Classico western d'integrazione, più o meno "correct". De Toth segue concentrato i protagonisti tra avidità e giustizia, odio e amore. Tra saggezze indiane e bianche ("Il West è la mia donna, mi piace così com'è, non la voglio civilizzata"). Il nostro biondo è più burbero con le donne, ma sempre vincitore. Personaggi e paesaggi, con intreccio incalzante e una scena d'assedio indiano (respinto) curata nei dettagli. "In collaborazione con la Camera di Commercio di Bend" (Oregon), tutto secondo i canoni, Miksa.
(depa)

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