Ma lasciatemi concludere (e chi ti s'!) col miniciclo dedicato al cinema brasiliano. Il quarto suggerimento di "Foglio" porta al 2007, al (discusso) "Leone d'Oro" a Berlino e che parrebbe rientrare, perciò, nella selezione del nostro anonimo cinefilo. Il film di José Padilha, carioca classe 1967, vi appartiene anche per l'originalità d'idea e messa in scena (montaggio). "Tropa de Elite" (s.i. "Gli squadroni della morte") trucca gli assassini come eroi, come la maggior parte delle pellicole. Avvezzi ormai ai western e alle rappresentazioni del dominio, guardiamo la fattura, ché non basta un film a sciacquare le mani dei servi del padrone.
"Rio de Janeiro, 1997". 700 favelas. HK, Uzi e compagnia sparante. "I poliziotti hanno famiglia, hanno paura" [tanto peggio, tanto meglio]. "Inevitabile", "forma pacifica di convivenza". Situazioni ed espedienti che noi non possiamo capire (?) quindi lasciamo fare loro...Gli infami eroici BOPE. Tutti nomi della zona. Matias e Neto, tra loro. Sbirro buono e cattivo (giuro). Centinaia di repressi repressori che chiamano la propria moglie dall'ufficio per comunicare "tette" o "uccisione" (un "lavoro onesto", quantomeno non aver sentito Foucault). Stressati, poverini teschi, con la loro missione di morte.
Il primo lungometraggio dei quattro di Padilha è una pellicola reazionaria, dicunt per par condicio con precedenti realistiche città di Dio, che può essere ricordata per l'uso aggressivo e capace del montaggio, della fotografia e del sonoro.
(depa)
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