Thrilla tutti

Elena ormai setaccia pellicole televisive con un disinvoltura. La regia di Brian De Palma le salta all'occhio conducendola ad una "Femme fatale" pronta a tutto, "cattiva, davvero cattiva"", ma bella come una farfalla letale tra i battiti del destino (2002). Thriller citazionale, noir tamarro.
Tarak Ben Ammar (?) produsse una pellicola grezza fine che diviene summa del cinema depalmiano. In salsa agrodolce, con alti e bassi di cast e sceneggiatura (dialoghi) che un socio di capi di stato e avventurieri poteva assicurare ("Fregata"...). Scanzonato, divertente, sfacciato. Burlesque da tapis rouge. Furto da Bolero riarrangiato. Splitscreen giovanili in un'avventura allucinatoria, tra eleganti rallenti, marchi registrati, cappotti e scarpe, gambe e stivali truffautiani e prospettive tarantiniane. La sua diviene tributo al cinema, passato ed attuale. Perciò, forse, un retrogusto d'incompiutezza che pervade l'opera. Buona parte della quale sorretta dalla carica erotica palese della modella californiana, classe 1972, Rebecca Romijn (1,80...). La collega danese Rie Rasmussen, classe 1978, non meno lampante
Hitchcockiano, ogni gesto ha conseguenze per sette anni, con la donna del destino nel suo sogno di cambiare il futuro. Nonostante le preziose sequenze che il regista di Newark proprio non riesce a non girare, ha il sapore di una gemma sporca, mediocre; testimonio d'una stanchezza precoce per l'allora sessantaduenne, ancora scioccato da un compleanno traumatizzante?
(depa)

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