Tra tanto internazionalismo (cinematografico), non dimentico che "Foglio" sta tenendo un seminario sul grande cinema americano. Al quale appartiene anche "Furia" di Fritz Lang, del 1936. La prima pellicola girata a Hollywood dall'esule ungherese è una bomba. Orologeria che ticchetta sotto l'epidermide della massa quando è vuota o piena di polvere reazionaria (forcaiola, xenofoba, puritana).
Il Leone della M.G.M. ruggiva già alla grande (prodotto da Joseph L. Mankievicz). Dalla novella di Norman Krasna, su fatti reali, riscritta da nominations, un racconto che sfoggia cura dei dettagli. Come i dialoghi, che in originale offrono anche inattesi giochi d'assonanza.
"Hello stranger!". Separarsi perché senza soldi, per riunirsi appena passata. Non è così facile. La pochezza di autorità, middle-class e popolino renderanno il tragitto più...curvy.
"Fury" è quella della folla spinta sul piano inclinato dalle forze gravitazionali delle nostre miserevoli, ipocrite, omicide società...LINCIAGGIO!
Spencer Tracy non ha bisogno di, ma Lang spreme tutti gli ottimi interpreti (l'avvocato!), da vero genio dei "fantasmi" e delle ombre ("Can't chaw?"). Non risente dell'accorata tirata finale, capolavoro.
(depa)
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