Dopo tre anni, come per caso, riprendo contatto con "L'assedio di fuoco" (t.o. "Riding shotgun"). Pellicola del 1954 diretta dall'ungherese, statunitizzato, André De Toth, man mano che avanza assume le sembianze di un western firmato. Far west dei bianchi, con le dinamiche di potere a mettere in moto assalti e duelli. Erigere città.
La "Warner Bros" presenta Randolph Scott (1898-1987) come protagonista. La "sua" scorta di diligenza Larry Delong racconta i fatti: "Da tre anni avanti indietro, dal Canada al Messico, alla ricerca di un assassino": Dan Marady, "furbo e audace" nell'eludere di continuo la pula. Vendette, insomma. Un odio cieco per trappole. Attorno alle quali ronza pure Charles Buchinsky, Bronson pei nemici. Eleganti sequenze equestri, per sontuosi agguati alla diligenza. Western classico, con la voce narrante a rievocare le vicissitudini passate. Niente indiani, ma banditi, nelle dinamiche di provincia remota e codarda. Figure meschine, loschi personaggi. Il fascino della pellicola viene fuori con l'andamento sincopato e la struttura asimmetrica (l'andirivieni del vice sceriffo mangione). De Toth si sofferma sulle mezze parole dei personaggi, sui gesti interi (la figlia chiusa in bagno!), con qualche guizzo: l'isolamento del protagonista inquadrato dal basso (da quelle parti mica ci pensano su). Al termine, sarà strage al club da gioco di Deep Water.
(depa)
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