Licterals

Chiudo il Trieste Film Festival 2024. Edizione memorabile, con Elena calata con serietà nel ruolo di cinefili scalcinati. Che per la penultima visione Cristi Pui si precipitano rievocando il suo cinema ironico e sgomento. Il regista di Bucarest si è presentato fuori-concorso con una pellicola iperautoriale che, nell'elegante affabulazione della sua graffiante critica, pare risentire della sua stessa genesi di lavori assemblati. Ma Puiu è un regista terribilmente capace e sincero ed "MMXX" sta per "dissoluzione".
A Puiu spaesato sul palco della "Rossetti" semi-gremita: "Cos'è successo nel 2020?", chiede la curatrice. Il regista titubante risponde che "in quell'anno, la nostra vita è finita. Da quel momento la paura ci ha circondato". "During these strong years...inizialmente erano 8 storie, più o meno mie. Da questi workshop ho tenuto le parti della mia storia". 1. "Sempre libera". Covid, ma Puiu non lo nomina. Una psicanalista da psicanalizzare. Pedanteria svedese. Si ride su questi dialoghi al limite del surreale. Pessimista Puiu, in questo suo sardonico  kammerspiel con camera fissa a ruotare di 80° 88'. Dal primo dei quattro frammenti, il plot coraggioso con la seduta psichiatrica e le 30 domande sulle proprie soddisfazioni e delusioni. "Facciamo 15?". 2. "Babà al rhum". "Reumatologia baby". Ognuno al cellulare, coi suoi casi. Puiu colpisce ai fianchi, agguato da strada laterale. L'occultamento di pazienti ai parenti, il ritiro dei neonati. Fieramente verboso tour de force per attori e pubblico. MMXX è una TAC, lastra radiologica coi morbi neri della società. E' anche una rima baciata, affacciata sul real-time. 3. "Norma Jean Mortenson". "Spiderman" nelle chiacchiere da divano. Siamo tutti mankurt, schiavi perfetti, relitti tra l'erba verde. 4. "8 Luglio": prostituzione e vendita d'organi. Iper sofisticazione. Non mentire ma mentire.
Puiu ammutolito dall'angoscia. Imperfetto per insistenza, resta notevole. Voto: 6 e 1/2.
Arrivederci Trieste.
(depa)

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