Libertà in fuga

Parlare di cinema bisogna richiede di pronunciare anche le parole Cecil B. DeMille (1881-1959). Il regista "tra i padri fondatori della settima arte" (maccartista e massone), nella sua quarantennale filmografia che buca il muro del sonoro, ha firmato pellicole miliari. "Gli invincibili" (t.o. "Unconquered", 1947), prodotta dallo stesso DeMille, non è tra queste. Avventura coloniale ultraleggera, ma che palesa la mano ormai esperta del Director.
Gary Cooper e Paulette Goddard per la "Universal" (ops, "Paramount"). Ohio, Forth Pitt, fine '700. Precisamente, 1727-1763 sono le date di Johnathan Appleby. La sorella è alla sbarra per vendetta. Grazie tante, esiliata. Quindi si parte, in questa commedia avventurosa dai toni ora scanzonati, ora impegnati (pena di morte e schiavitù), col baronetto inglese Chris "Cooper" Holden in viaggio di nozze-pacco. Ma si rifarà, il baciatore folle!
Diplomazie intrecciate (Pontiac, Capo degli Ottawa) e "lottare sino all'ultimo, per la giustizia, la pace, l'amore". Holden e Abigail "Goddard", Cenerentola Cappuccetta in una "terra spietata", legati per la vita. Sullo schermo, "gli eroi del nuovo mondo", colorato e spettacolare (la palla infuocata dritta in camera!). Il coraggio vacilla al Forte Pitt, sino a disarmare che, "dov'è la libertà, lì è il mio paese!".
(depa)

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