Mica vado all'"Ariston" col coltello tra i denti. Per il "nostro" quarto Alexander Payne, aspetto il noto "autore brillante e regista di commedie satiriche". Ammiccante nei "commenti sulla vita americana di periferia", attraverso "dialoghi brillanti e ottime interpretazioni", come in "The holdovers" (s.i. "Lezioni di vita"). Commedia degli sfigati alla riscossa, dolceamara come un college vuoto. I buoni sentimenti insegnati sulla pelle delle caricature in scena. Crescita d'un prof, sempre tardiva. Maturità d'un figlio di papà, sempre teatrale. La raffigurazione ecumenica, pacata e irascibile di Payne convince*.
Titoli di testa d'atmosfera. Produttori in veste grafica anni '70 per calarci nel racconto. Eigil Bryld alla fotografia calma e calorosa del tempo passato, su cui le canzoni di Cat Stevens & C. possono coccolare i buffi personaggi, iracondi e introversi stereotipi degli ambienti accademici statunitensi, alle prese coi provinciali affari ("Color Harbour"). Il Nostro, affermato e rancoroso professore, contro studenti "filistei", o diventati presidi (causa scala rotta), zuppo d'un senso di giustizia arroccato e privo di sbocco. Mai stato sognatore. Proteine secolari e sfinteri essiccati, dalla bocca del prof. (determinata e solitaria fuga linguistica), i contrappunti che mandano in solluchero. "Asparagi di merda!", per non prendersi troppo sul serio. Bel trio improbabile, tra solitudini e balle tristi. Cinematografia placida (in realtà, un figlio di papà, anche se pazzo (o morto), rimane tale). Problematici d'alto bordo (dopotutto, quelli che possono pagare il biglieto del cinema). Emblematica scena del petardo in cucina, inno ai minuscoli ed euforici botti quotidiani. Sorretto dalle buone interpretazioni dei principali interpreti: la "sicurezza" Paul Giamatti, l'esordiente Dominic Sessa (2002) e Da'Vine Joy Randolph (1986) , premiata pochi giorni fa con l'Oscar come "miglior non protagonista". Godibile.
*più Elena che me.
(depa)
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