Leggo [Western] e Raoul Walsh, quindi mi fermo davanti a "RaiMovie". Interessante in filtro negativo, "Un re per quattro regine" (1956) racconta di pellicole che, dietro firme autorevoli e star acclamate, seppur sul boulevard declinante, furono "primo e ultimo progetto della compagnia di produzione fondata dall'attore con l'intenzione di affrancarsi dal sistema delle majors". Goffi tentativi d'emancipazione artistica. Troppo tardi, troppo presto.
Per la "M.G.M", "The King" è "The King" Clark Gable. & Eleonor Parker, solo lei, poiché la spunterà. Ma vi sono altre 3 regine: la californiana Jeanne Willes (1923-1989), la newyorkese Barbara Nichols (1928-1976), Sarah Shane (1928-2022, "born Elaine Sterling", fece altro dal 1964). "Co-starring" la californiana Jo Van Fleet (1915-1996), marmo duro, affidabile per l'arpia dal cuore di mamma (gli effetti della Bibbia sui bambini, quelli dell'oro). Nei titoli musicati da Alex North (1910-1991), forse dal Dakota, nel Texas giunge inseguito Dan Kehoe. Ma Clark Gable non l'acchiappi facilmente (altro che ammazzarsi, lui scommette solo su di sé, e vince sempre). Gentile con gli anziani, affabile coi locali, otterrà gli amuleti chiave per introdursi a Wagon Mound. Che non è il posto più tranquillo dove capitare (con la vecchia madre che spara a ciò che vede, legge compresa), ma nemmeno il peggiore (tra quattro nuore annosamente annoiate). Un filmetto, dai, commedia western da perdere al tavolo. Dovevano pur mangiare meglio anche Walsh e Gable, qui gongolone tra le donne, leone fischiettante tra zebre. La campana arriverà a suonare la fine della ricreazione.
(depa)
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