Strano piace

Sentire Elena che dice "Un altro Ernst Lubitsch?", è poco credibile (azzeccare il nome...). Ma è successo. Dopo sei secondi inserivo il DVD del sestultimo dell'autore dal tocco che tutto può sfiorare, senza rompere, anzi divertendo, nei modi competenti. "Quell'incerto sentimento" (1941), non dà sicurezze, ravviva i giorni di chi ne ha troppe.
Problemi? Vada dal Dottor Vengard. "Ventiquattro anni" (ne aveva dieci di più, ma la faccia da monella). "Viene e se ne va" (il singhiozzo isterico). Meglio non guardare nessuno con la lente. Soprattutto in tempi di noia. Domande improvvisamente urgenti (basta "Keek"). Poca felicità o troppa. Dialoghi al cardiopalmo. Bel matrimonio, quello dei Baker. Psicanalisti per le mogli (sessismo), avvocati per gli ungheresi (razzismo). Sonate "da tre sigari e mezzo". Commedia sofisticata, da una botta e risposta, così sottile da nascondersi. Ferri corti, "Lo colpirò nel suo punto più debole!", "Non lo farei (feriresti solo tua moglie)". Per rinvigorire un matrimonio, "Ricominciare con una nuova formula!".
Guardare un film del regista berlinese è conoscere un personaggio femminile, scoprire un'attrice. In questo caso, Merle Oberon, Queenie O'Brien (1911-1979, Walk da romanzo).
Sempre tra le mani soggetti guizzanti, Lubitsch, prevedibili nel complesso, non nelle ardite traiettorie dei suoi protagonisti. Divorzio, sì, "Snoogy". "Dev'essere una cosa grossa", "No, della tua taglia". "Passavo di qui...", "Passavi davanti al quinto piano?". Lieta riconciliazione finale, con fresche e realistiche intimità. Morale: i singhiozzi passano, non spariscono.
(depa)

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