Piccoli reparti tra amici

Ancora Apichatpong Weerasethakul. Il quinto lavoro del regista di Bangkok, "Syndromes and a Century" (t.o. "Sang sattawat", lett. "Luce del secolo"), del 2006, è un altro compito esercizio, sinuoso quanto autoreferenziale, alfine inconcludente.
Cinema dell'ascolto. Infusi di radice per problemi economici. Parole, suoni, musica, momenti. [In Thai, ad un passante una domanda sulla sua vita passata la butti lì, -"Eri mio fratello?",-"Non credo, ero un animale",-"Ah mi pareva"] Torna il tema della sanità pubblica. Ormai topos biografico del compassato regista, allora trentaseienne, gli echi dei racconti dei genitori medici, impressi su schermo. Ciclicità anche della malattia, attorno agli idoli impassibili. Chi con l'ematologia, chi col chakra. Basiti. Autoriale ail limiti del narcisismo, combattuto a suon di piccola e semplice umanità. Geometrie ospedaliere, le visioni di Weerasethakul si sovrappongono. Ma la scrittura è talmente pulviscolare da rischiare di lasciare i palmi a sfregarsi. Come gli ultimi capricciosi dieci minuti, alla ricerca di un buco dove infilarsi, una fuga scappamento.
Ovviamente, acqua e piante.
(depa)

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