Filmone. Titolo celeberrimo, "La gatta sul tetto che scotta", del 1958, permise a Richard Brooks di dirigere a proprio piacere un duetto, e compartecipanti, composto da sommi interpreti. Un dolore dentro che brucia l'anima, nemmeno un appiglio tra pareti rese scivolose dalla menzogna.
"M.G.M.", "Starring Elizabeth Taylor e Paul Newman (piano-piano, riparo). Titoli di testa fanno le fusa, preannunciando veli e cuscini lascivi, la silhouette di Liz. Ma non sarà una passeggiata. Gli ostacoli si superano col goccio. Impassibile alle gambe della Gatta Maggie, non ai suoi "discorsi disgustosi". Persino più bello, Brick, con la bottiglia". "Salta, Maggie, scendi dal tetto!". Coppia sugli scogli, i due non si vedono. "Impedire manovre" con altre manovre. Dolori e vuoti profondi che fanno male.
Aggiungi un padre a dir poco assente e scorbutico (nonni senza colpe), sciamanti "mostri senza collo" (tutti vaccinati, tranne "l'antifurto"), la "cognatina"...Festa di compleanno storta, tra "bugie e ipocrisie". Nessun "click", solo "lo schifo".
Dal dramma teatrale di Tennessee Williams, una seduta psicanalitica di famiglia, intensa squadernata di bollori sottocutanei. Riscritto dal regista, causa Hays, forse addirittura ne guadagna in sottigliezza e drammaticità. Dopotutto, dieci sfumature di falsità. "Non mi fido di chi non beve!". Dialoghi perfetti, "Io ho un milione di click nella pancia". Splendido. "Non le cose voglio io!". Gragnola nello stomaco, dieci milioni di dollari, ventimila ettari" e non stringere nulla.
(depa)
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