Ecco Aki!

Il contributo dato dal Foglio e, indirettamente, da Simone, alla traiettoria seguita dal Cinerofum, inizia a sentirsi. Grazie a questi, dopo cinque anni, è tornato in sala Valéry Aki Kaurismäki. Fremente attesa per il suo terzo lungometraggio, del 1986, "Ombre nel paradiso". Elena ed io a gustare l'acerba, già succulenta, poetica del raffinato ironico autore finlandese.
Visto l'entusiasmo suscitato dalla proposta, la serata è partita col cortometraggio, dello stesso anno, "Rocky VI". In cadillac decapottabile, a Helsinki. Rocky è carico per il round col cowboy finnico. Premonitore, il pony italiano, straccio rivoltato cinque, sei volte.
Ma veniamo a noi, alle prime espressioni del carezzevole commovente minimalismo del regista. Perfezionerà la cristallizzazione per sublimazione, di atmosfere e personaggi, crescendo per il cinema alcuni dei fiori più splendenti. Un sipario di lamiera s'apre su uno smooth jazz. Kati Outinen con ancora un pizzico d'energia, spanna di spina dorsale. L'allora regista trentunenne, padrone della fotografia (luci), la poetica già intrapresa.
Fiaba urbana nordica, con Nikander, "ex-macellaio, ora netturbino", e Ilona, ingabbiata nel "Supermercato macchina infernale" (in prova). Malloppo, via, fuori città, rock! A tenersi compagnia col vento. "Il sole, il mare, gli uccelli", negli inaccoglibili momenti rosa ("il terrore del lavoro"). Crisi in bicchieri d'acqua, sbirrati di birra, fino al vino. L'ingenuità sognatrice in un vinile accostato all'orecchio. Nell'amore, un calore invisibile.
(depa)

Nessun commento:

Posta un commento