Almeno un anno che non incontravo Sergio Corbucci. Bizzarro, viste le miglia percorse nella polvere del Selvaggio Ovest. Ci voleva un colpo di Frd, occhi attenti al sociale, per imbracciare il fucile e, con "Il grande Silenzio", del 1968, procedere con la Vendetta.
Distesa luccicante, neve salina che brilla al sole. Tempi duri, per ricercati, colpevoli o innocenti, come per bounty killer. L'amnistia, se ne parla ormai, "ha scatenato i cacciatori di testa". Jean-Louis Trintignant, Klaus Kinski in una determinata produzione italo-francese. Scritto da Corbucci, con i fidi Morricone/Nicolai al centro dell'orchestra. Diavolo vendicatore dalla parte degli oppressi, Silenzio, si muove in una landa di vendetta. Silenzio ha deciso (da re-cidere) da che parte stare. "Caricare la merce" ("trasportarli vivi costa"). Lo sceriffo, istituzionalista giustizialista per costruzione, che non è uno scemo, testimonia della cura nella scrittura. Poi c'è Kinski..."Devo fare la cacca", a rappresentare fisicamente, orbite e fauci della "La legge del più forte".
(depa)
Nessun commento:
Posta un commento