Leoni coltelli

Cavalcare, correre e cavalcare dall'inizio alla fine. Per la vita. Per la Revolucion. Incontriamo Sergio Sollima per la terza volta, chiudendo il trittico western dedicato idealmente alla Libertà dei popoli oppressi. "Corri uomo corri", del 1968, è il più "ideologico", sospeso nell'intimo andirivieni del protagonista.
Produzione Mancori-Chretien. "John Ireland è Santillana". Scritto dallo stesso Sollima, in linea coi suoi due precedenti western sociali. Forse il meno pirotecnico (mancano "dirimpettai" dinamitardi). Ma il sabor de libertad è profumato come in quegli anni. Bruno Nicolai alla musica presente in ogni frangente, come negli artistici titoli di testa dell'ascolano Iginio Lardani (1924-1986), che palesano la cura infusa in tutta la pellicola.
Un fischio si propaga al "vento di coltelli" messicano. I ribelli parlano chiaro. Le Dolores, colombe bianche del Messico, tirano sputi e masconi. Ritroviamo "Cuchillo", all'anagrafe del deserto Manuel Sanchez, simpatico e onesto ladruncolo. Un povero se la passa male (nemmeno può "fermarsi su due piedi"). Forze di sicurezza francesi nel trambusto sotto Porfirio Diaz. I personaggi si accavallano...il pericoloso poeta Ramirez, che vale tre milioni. Nathaniel Cassidy, yankee ex rivoluzionario, che "non crede più negli uomini". Ne troverà pronti a morire "per la giusta causa". Riabbraccerà la fede (l'idea).
Tomas Milian si fa carico del buon risultato di questa pellicola, dando corpo al mitico personaggio Cuchillo, "inconsapevole" sessantottino. Antieroe di guerriglia da riscoprire, pronto a combattere da solo, quindi a gridare "Cuchillo se ne va!".
(depa)

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