Bella John

Al brindisi di capodanno è venuto fuori che, "in effetti, a Paul Newman sto a zero". Quindi lesto Frd mi rifila "Hombre", John Russell da amare, meticcio di vita e pensiero per vedere meglio. Pellicola del 1967, denuncia muta, scritta e diretta da Martin Ritt. Bastano poche parole, per smascherare complici, coinvolti. E inerti.
"20th Century Fox", prima dei titoli in sordina per una pellicola che non alzerà mai la voce. Impassibile, come il protagonista, si avanza braccia conserte, tra il frastuono di banditi, banchieri, locande e pseudosceriffi. Paul Newman è un apache. Fascia rossa alla fronte, gioca coi puledri, John Russell. Il Progresso "legge di vita" (morte). "Tornare a vivere tra i bianchi". "Perché?" Per "Una bella donna", giù al b&b Ranch. Ma per uno "cresciuto tra i diavoli rossi"...
Mollano tutto, via, si parte in diligenza, "Corsa Speciale". Atmosfere fordiane, con la traversata a compattare gli incastri. Grinta sorniona, Newman, scaltro e calmo come un indiano d'america, parole centellinate e sempre conclusive, tombali. "In testa o nella schiena", le cose sono due. Dopo un'ora, il primo schizzo di violenza, che lascia il rosso; prima, solo mezcal in faccia, per un western psicologico e sociale, comunque ben girato da Ritt, che in poche doverose battute riassume genocidi e ipocrisie di secoli.
Gran personaggio John Russell.
(depa)

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