Al valore piritare

Anche per l'infinita filmografia di Raoul Walsh, un centinaio di film per una carriera che buca il muro del sonoro, esiste il limite ultimo. Il regista newyorkese, nel 1964, si congedò con una pellicola stanca, inaspettatamente in ritardo quanto a tematiche. Western troppo classico, perso tra fideistico militarismo e il suo raffazzonato contrario. "Far West" (t.o. "A Distant Trumpet") è anche l'ultimo da ricordare.
Dalla "WB", una bella lezioncina dall'accademia militare, dove allievi attenti apprendono l'arte. Di morte. Il razzismo del Sgt. Kroger permetterà di rendere il tutto liberal quanto basta. Piccoli tenenti crescono, ignari di "burocrazia, promozioni e apache". Fort Delivery non privo di bellezze (Suzanne Pleshette, 1937-2008, per esempio), ma infetto da "addestramento e disciplina". Western da bollino verde, coi buoni, non giusti, sentimenti. "I vantaggi del whisky buono e delle donne cattive", l'inflessibile e irreprensibile tenente, "troppo perfetto", non li conosce (fedele, lui). Nuovo capitano, nuova Laura (obbedisce). Complicaciónes. Bionda e mora, platino e quercia. "Bambola di pezza" e l'affettuosa Kitty, sola  a "spargere false lacrime e tornare se stessa".
Costumi, scenografia, paesaggio, la regia "completa" di Walsh si vede, ma le parole suonano vecchie come tomi impolverati (valore, onore, disciplina). Il mandriano capitano marchierà a fuoco il suo bestiame di disertori spaventati. Attento alle tattiche militari, come quelle umane: redenzione salva tutto. Realistico come un esercito giusto. Bah...
(depa)

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