Molto beeeeeeeeeee

Che tranvata. Dopo il colpo di fulmine per Tsai Ming-liang, trascino Elena per un'orgia dissacrante, poche chiacchiere, sentire profondo. Mi ritrovo con un Leone d'Oro in testa, una mano che crolla dal divano, una carrellata di quesiti irrisolti. Del 1994, "Vive l'amour", è............un po' tirato.
Esistenzialismo postmoderno, minimalismo dell'anima urbana. Tra mille appartamenti vuoti, l'individuo è privo di arredi. Eterna insoddisfazione, abbozzare contatti, materassin incellofanati, finire con se stesso. Prime povere parole al ventiduesimo minuto, ultimi dieci di pianto. La volontà c'è (nostra), lì a ponderare l'immagine e rimane anche tempo per chiedersi se è giusto farlo (cosa? chiedermelo? stroppiare così una buona idea, un'ottima maniera?). Così folgorante l'esordio, che sopporto un autorialismo extra spinto sulle solitudini che non si abbracciano, ma si sfiorano (lì). Distanze. Antonioni, certo (difatti erano unico).
Nessuno spavemto, avanti con Tsai e altri della Seconda New Wave taiwanese. 
(depa)

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