Versi avversi

Non me ne vogliano i nuovi autori sudcoreani, che possono accertare la spassionata simpatia per il loro cinema in genere, ma ora arriva il bello dell'ultimo "Florence Korean Film Festival". Le pellicole mancanti di Kim Ki-duk. Suo secondometraggio, del 1997, "Animali Selvaggi", parla di amicizie urbane rifugiate. La poesia della strada può far male.
Stavola per il rettile protagonista c'è Corinne, cigno bianco già condannato. Luce chiara nel grigio topo allestito per gli extra-comunitari. Un'amicizia iniziata male, pugno per pugno, calcio per calcio. Non si riesce a fare un metro senza che scoppi una rissa. Parigi coltellaia, sgombro, merluzzo e orata. La ciclica ridondanza della violenza, propria dell'autore, interrotta solo da picchi di altra violenza. Poi le inattese sterzate di Kim, in questo pittoresco gangsta movie da peep show. Ridere o morire dinanzi alla cattività?
Provocatorio, squilibrato, ironico, raffinato; Elena ed io, dissetati da un estratto, aspro e dolce, di Kim Ki-Duk.
(depa)

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