"Cul-de-sac" è del 1966. Terzo lungometraggio di Roman Polański che un tempo capeggiava tra le VHS dei sessantottini destrutturati. Stupenda provocazione, come avevano ben imparato, e ottimamente insegnato, gli scalpitanti autori d'Oltre Cortina. Orso d'oro a Berlino, quelli erano i giorni...
Ritrovo il sinuoso bianco e nero di Polanski, nei ritmati titoli di testa. Buffo e sinistro. Tutto, Lionel Stander, il vecchietto (il dublinese Jack MacGowran, 1918-1973: "Albie", che non ha "un'indigestione")...la situazione. Prende piede il racconto con la regia libera, di divertire e divertirsi. A Lindisfarne Island, nel Northumberland (EN), rapiti sospesi a rimescolare. Scavare una breccia, brindare al nemico. Pazzi andirivieni, folli discorsi. Musica e pistola preannunciano un atteso guizzo (Tony è un fenomeno). La pelata di Donald Pleasence aumenta i riflessi allucinatori. Grottesco per sondare il verosimile. Note stridenti per un'impasse sgangherata (difatti, si danno fuoco alle dita dei piedi). Il succo è che, con le armi, finisce male ("Dannati imbecilli"). Grande impalato, comunque, George.
(depa)
Ora mi ricordo la differenza tra un "bel film" e un "film d'autore"... C'e' ebrezza in tutto, compreso le caratterizzazioni dei personaggi secondari, a mio modesto parere, fondamentali per la riuscita di un film con una sceneggiatura come questa. Con I Tre principali a far da mattatori.. Bello.
RispondiEliminaPS: belin Depa che titolo ispirato!? ;)