Dell'ultimo "Korean FF di Firenze", ne mancava uno. Il Suo penultimo. Chiudo quest'anno, che ricorderò come la "Seconda ondata western e la Prima Sudcoreana", con "Human, space, time and human", del 2018, di Kim Ki-duk. Ode alla suicida idiozia umana. Monito chiaro, perché esplicito, commovente, perché sincero. Potente, perché Kim.
"Uomini". Il regista era nel pieno della sua fase "politica"; non può essere solo una questione di incidenti sul lavoro. Testo melvilliano, conradiano, si sa quanto può l'Oceano. La tragedia umana sul Grande Schermo. Violenza e prevaricazione, potere e sesso come prassi di dominio. "Spazio". "Il mare è sparito!". Profetiche gestioni militari di emergenze sanitarie. Esercizio di tensione narrativa. Gli istinti dell'uomo non più animali (magari). L'odore di sangue è ancora nell'aria. Progresso lastricato di cadaveri, codificato sulle ingiustizie. Civiltà della brutalità....e ancora "Uomini". Unica speranza (per Lei!), la rigogliosa e precaria ciclicità di Madre Natura.
Come una sensazione, in questi tempi di Neo-Nucleare Green e Pass uguale, che certi luoghi del pensiero non riescano a sporcarsi le mani, battere l'unica via d'uscita: presa di posizione. W il didascalismo, se c'è molto da imparare. W la retorica, se è quella che salva Uomo e Pianeta. Perché, del regista scomparso l'anno scorso, mi hanno emozionano tutti i film. Anche questo, con la la sua poetica immediata, manierista per chi non ha Tempo da perdere. Ringraziamenti sentiti, quindi, ai "fiorentini" del "Festival Coreano", per avermi fatto raccogliere i quadri mancanti di questo fantastico autore sudcoreano.
(depa)
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