Prego, anzi, scusi

Dalla Corea del Sud, via FirEnze, "Crying Fist", del 2005. Conosciamo così Ryoo Seung-wan, quarantotto anni ieri (auguri), a quanto pare, un altro autore solido, capace di drammatizzare e spettacolarizzare con misura. Pugilato come rivalsa, ma fuori dal ring la Storia è un'altra.
Sezione "New Korean Cinema". Dalla gloria confezionata e venduta di Pechino 1990, alla fame. Medaglia d'argento da banco de' pegni dei rimorsi. Boxe come tramite, dove il tocco del realismo sudcoreano trova suoi spazi. "Più viene picchiato, più guadagna", metafora del lavoro (cottimo). Boom, altra botta. "Uccidere due volte per le politiche aziendali". Girato con cura, inquadrature accattivanti, fotografia coi mezzi (luci, colori). I rischiosi paralleli tra gli allenamenti dei due sfidanti tagliati al minimo, poi i match del campionato scorsi senza indugio. Pazientando sull''arrivo di figlio e madre, pure l'incontro finale rimane, per quanto possibile, asciutto.
Due protagonisti immediatamente simpatici: il rottame è il vecchioragazzo di due anni prima, Choi Min-sik, grande. Il pischello (si fa per dire) è Ryoo Seung-bum, fratello minore del regista, popolare attore, classe 1980, che ritroveremo nell'Ultimo Kim (..). E poi personaggi minori che prendono corpo. Insomma, un buon film sulla scia dello stallone di Filadelfia.
(depa)

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