Ah eri gnu!

Detto, fatto (fatto). Ecco "Lo zio Boonmee che si ricorda le vite precedenti", quella Palma d'Oro tailandese del 2010 in cui ho inciampato. Quarta pellicola del regista classe 1970, Apichatpong Weerasethakul, può causare perplessità, come ad Elena, o stupire fugacemente col suo naturalismo metafisico orientale; in ogni caso, non certo un'annata miracolosa...
Essere soli col bisonte; compartecipare della sua solitudine prigioniera. Della sua fuga. Essere il bisonte. Dal lato opposto della furia, col ritmo delle mosche. In mezzo alla colonna sonora delle cicale, il realismo magico dei tailandesi. Scimmie fantasma, ma sì, "quelle di cui ci raccontavano da bambini". Esorcismo senza grida, seduta familiare coi trapassati per pianificare il futuro. Inquadrature statiche, ben costruite, pittoricamente sgargiante a squarciare il minimalismo naturalista (sublime la dormiente tra i veli). Musiche lontane, poi al centro della terra nelle spelonche dell'esistenza. Spiritualità uterine buddiste, "ho sognato un futuro in cui l'autorità poteva far sparire chiunque": sei già desto.
Tanto per cambiare, mi accodo alle scettiche (tra cui anche Marigrade, micaaa....), poiché nonostante l'ambiziosa e originale, autoriale e cosmologica (incipit), idea di fondo, perde più occasioni per meritarsela, seriamente, la "Palma".
(depa)

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