Lubitschicarla

Chiudiamo il ciclo di cinque DVD di Ernst Lubitsch. Il regista berlinese, nel 1919, aveva già sul groppone il teatro di Reinhardt, cortometraggi di successo e film apprezzati. La sua arte, spigliata e graffiante, già la forma di Ossi Oswalda: "La bambola" (in Italia "...di carne").
Nell'introduzione-manifesto, l'autore in persona ci invita nel suo mondo fatato, la finzione allestita con gli elementi del reale. Le successive scenografie, stilizzate e così espressioniste, ospiteranno il buffo barone di Chanterelle, in cerca d'una nuora. Il paese è un tumulto di candidate. Il figlio Lancillotto, sotto assedio ("uomini e donne, col trono", dice Elena). "Non sposare una donna, sposa una bambola". "Le fabbrica Ilario, per scapoli, vedovi e misogini; sanno mangiare, ballare e cantare". Grande Lub. C'è dentro tutto, la miopia del patriarcato, l'avidità dei familiari; chiacchiericcio dei benpensanti, gola e lussuria del clero. Senza imbarazzi, "si ricordi di lubrificarla due volta la settimana", il tocco del regista in una fiaba smaccata e surreale (i cavalli dichiarano lo sciopero), su retoriche e ipocrisie borghesi. Infine, una pellicola femminista e dalla parte dei minori. Oltre a Ossi (1898-1947), irriducibile scatenata, chi spacca tutto, è il ragazzino autodeterminante (il berlinese Gerhard Ritterband, 1904-1959), "vita infame!".
(depa)

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