Torniamo gli ultimi colpi del "Florence Korean FF", ed. 2021. Nel buon livello generale, anche "Il Corso d'inglese della Samjin Company", del regista attore classe 1980, Lee Jong-pil, non stona. Nessuna vetta, certo, intriso di retorica post-femminista, tutta schiacciata sulla scalata sociale, rischia di spacciare il lavoro come emancipazione; poi ci si mette l'ambiente e allora, il tutto (pantano), risulta più compatto.
Presentato nella sezione "Orizzonti Coreani", dedicata ai "film che meglio hanno rappresentato le recenti distribuzioni" (?), è una denuncia dei meccanismi che, come minimo dal 1995, stanno pervertendo uomini e pianeta. Globalizzazione. Ispirato a fatti reali. Realissimi. Ragazze ambiziose, donne "in carriera", a fare la gavetta. Il patriarcato colonna portante di tutto il sistema economico e sociale. Leggero, un po' scontato. Irrompe l'ecologismo. Fumante pot-pourri di temi, con la gustosa e sana retorica sulla "società marcia". Segretarie determinate. "Se si sguaina la spada (se, NdC), bisogna combattere". Reagire, prendere posizione. Rallenti finale da censura, ma nelle sale (quali Sale?) si vede di peggio.
(depa)
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