Per natale, il canale TV Iris proponeva un giro di..."Mission Impossible II". Qualcuno sgranerebbe gli occhi, ma duole ricordare che, dietro a questi blockbuster fuoriusciti dalle fantasie del passato, si nascondono firme tutt'altro che futili. Il secondo capitolo, diretto da John Woo, invero pare fatto apposta per unire le necessità d'azione e lo stile barocco del regista cinese.
Non me ne vado
Per certi versi era strano che John McTiernan, USA 1951, non fosse mai passato dal Cinerofum. Nulla di imperdonabile, ma diciamocelo, "Trappola di cristallo", del 1988, è un film d'azione coi controHIppieHeyHey! Cult di due o tre generazioni, "Die Hard" fa esattamente ciò che deve essere fatto, senza indugio o timori. Come il suo protagonista, nerboruto policeman di New York, che presenta un efficacissimo Bruce Willis al pubblico delle Sale.
Fin dell'Inizio
Dell'ultimo "Korean FF di Firenze", ne mancava uno. Il Suo penultimo. Chiudo quest'anno, che ricorderò come la "Seconda ondata western e la Prima Sudcoreana", con "Human, space, time and human", del 2018, di Kim Ki-duk. Ode alla suicida idiozia umana. Monito chiaro, perché esplicito, commovente, perché sincero. Potente, perché Kim.
Stelle tossiche
Il canale Iris, nella "C'era una volta il Western", forse perché c'è John Wayne, propone un poliziesco del 1974. Sempre elegante, prima cervellotico, poi scontato, "È una sporca faccenda, tenente Parker!" (t.o. "McQ"), diretto da John Sturges, tiene compagnia col paesaggio decadente e col personaggio gagliardo.
Inadattati
Vabbè ma allora togliamocelo, qualche Carlo Verdone. E non è male solleticare tra scarpa e piede per riscoprire il confort d'un tempo. Il contrario dell'uva, arretrando al 2003, con "Ma che colpa abbiamo noi" (gran canzone), si gusta una buona via di mezzo tra comicità e realismo, cioè il buon autore di commedie.
Attacca l'amply
Da un DVD di Mino, all'interno del Cinerofum fa irruzione il documentario underground "69 - Ungdomshuset", di Nikolaj Viborg, danese classe 1971. Rispetto e "solidarietà con la lotta e con chi la pratica", coi compagni volitivi. Dalla via della Casa della Gioventù di Copenhagen, un grido disperato, che oggi possiamo riascoltare con orecchio diverso, per amplificarlo incazzato.
Forzatura che dura
Qualche pomeriggio fa, mi trovai Carlo Verdone davanti. Fase Primi Duemila, 2004 per la precisione, quando ancora sapeva unire comicità e psicologia, commedia insomma, senza ricorrere alle macchie che amiamo, ma facendo ridere con un pizzico di serietà. Come in "L'amore è eterno finché dura", dove l'inadeguatezza dei protagonisti è precisa e spassosa, senza strafare.
Blue Jeunesse
Fantastico, Simone dice "ti mando Tsai Ming-liang, sa il citofono!". Quindi passo la serata col regista malese, ci siamo presentati. Classe 1957, formatosi a Taiwan, già al suo esordio sintetizzò magistralmente i canoni di quel Nuovo Cinema. "I ribelli del dio neon" (t.o. "Nezha adolescente"), del 1992, è un capolavoro di ruvida dolcezza.
Poor in Progress
Ultime scorribande dell'anno, nel Lontano Ovest, m'imbatto ne "I temerari del West", ovvero nel regista, soprattutto televisivo, originario dell'Indiana, Herschel Daugherty (1910-1993). T.o. "The Raiders", vero che risente del taglio rapido, tipico di alcune produzioni TV, riesce comunque nell'intento, trattenerti lì, a vedere come andrà a finire questa sporca lotta tra poveri (e ricchi, quindi eserciti).
Amori & Sopraffari
Per il ciclo "C'era una volta il Western", il canale Iris ha presentato una pellicola del 1955, di Jesse Hibbs (1906-1985). Questo regista sconosciuto dell'Illinois, con "I pionieri dell'Alaska", t.o. "The spoilers" in Technicolor, testo già trasposto una manciata di volte, dimostrò di aver fatto tesoro della lunga assistenza.
Technaffetti
Ho quasi terminato col Festival del Cinema Coreano di Firenze (2021). Nella Sezione "New Korean Cinema", dedicato alle pellicole del periodo considerato "del dragone", per quanto riguarda il cinema sudcoreano, è stato proposto anche "Il contatto", del 1997. Terzo lungometraggio del regista, classe 1967, Chang Yoo-hyun, è una sonata sugli amori immaginari, spesso più sicuri di quelli ballati.
ahiahiahi
E se prima eravamo in due a guardare Lanthimos...adesso siamo con Mino che ci passa l'esordio, da solista, dell'allora trentaduenne regista ateniese. Nel 2005, Yorgos Lanthimos irruppe col suo dannato e inforcatore cinema che piazza sul proscenio 'sta carne umana andata a male. "Kinetta" non punta il dito, ché non c'è più nulla da additare. Estremo e acerbo.
Enterprise NeLcUlo
Torniamo gli ultimi colpi del "Florence Korean FF", ed. 2021. Nel buon livello generale, anche "Il Corso d'inglese della Samjin Company", del regista attore classe 1980, Lee Jong-pil, non stona. Nessuna vetta, certo, intriso di retorica post-femminista, tutta schiacciata sulla scalata sociale, rischia di spacciare il lavoro come emancipazione; poi ci si mette l'ambiente e allora, il tutto (pantano), risulta più compatto.
2000 RWF
Il duemillesimo sproloquio cinematografico del 'Rofum è dedicato a Rainer Werner Fassbinder. L'autore complesso, contrito, doloroso, l'infaticabile artista graffiante ironico senza compromessi. Il nome che tanta parte ha in questa nostra fascinazione che non scema. "Despair - Un viaggio nella luce", psicodramma del 1978, parla di sdoppiamenti del piccolo uomo assediato, sino a tutti i nostri folli tentativi.
Dipingiti
Nel 1976, Roman Polański si trovò a un nodo scabroso. Ne scaturì un oscuro psycho-thriller, bello quanto intrigante. Ottima estetica della paranoia (o incarnazione che sia), con "L'inquilino del terzo piano" (t.o. "Le locataire") il regista attore parigino, "naturalizzato francese", tra citazioni e invenzioni, descrisse gli orrori di molti.
Ah eri gnu!
Detto, fatto (fatto). Ecco "Lo zio Boonmee che si ricorda le vite precedenti", quella Palma d'Oro tailandese del 2010 in cui ho inciampato. Quarta pellicola del regista classe 1970, Apichatpong Weerasethakul, può causare perplessità, come ad Elena, o stupire fugacemente col suo naturalismo metafisico orientale; in ogni caso, non certo un'annata miracolosa...
Sogni
Inizia a prendere corpo (ouh...) la relazione tra il Cinerofum e Hong Sang-soo. Il regista sudcoreano, "habitué dei quattro maggiori festival europei", che abbiamo approfondito grazie al Festival del cinema coreano di Firenze, nel 2010 realizzò una della sue pellicole più celebri e, chissà, riuscite. "Un certain regard" a Cannes 2010 (Palma tailandese subito doverosa), indiscutibile padronanza della narrazione, ma poche pietre nella scarpa. Non pensiamoci adesso, "Hahaha".
Beredice
Nella "Retrospettiva a Moon So-ri", dell'ultimo "Korean FF" di Firenze, è stato presentato anche "Ode all'oca", del 2018. Scritto e diretto dal regista cinocoreano, autonomo di Yanbian, classe 1962, Zhang Lü, è una pellicola sentimentale sulle fughe dall'amore, derive&approdi, per altri porti. Buon tocco.
NO NUCLEAR !
Grazie ai fiorentini del "Korean Film Festival", edizione 2021, il Cinerofum ha potuto sprofondare nel regista che adora più ciecamente. Ad un anno dalla morte, non smette di compiangere Kim Ki-Duk, che nel 2015 gridò un'altra pellicola a difesa della terra: "STOP" (2016) è basta al nucleare, finis all'elettricità, stop ad un sistema che, in cambio della rinuncia alla vita, ci ha fatto accettare la morte.
Fantazia
L'ultimo "Trieste Film Festival" proponeva la sezione "Wild roses", dedicata alle registe emergenti. Esordio che, per Agnieszka Smoczyńska, polacca classe 1978, fu rappresentato da "Il richiamo" (t.o. "Córki Dancingu", lett. "Le figlie della danza"), pellicola fantasiosa quanto impalpabile, tra canzoncine e sentimenti invero sconfortanti.
Donna e uomo
Al "Korean FF" di Firenze, edizione 2021, la sezione "Retrospettiva Moon So-ri" mi trovava sempre lì (nella "Valéry"). Che fosse il terzo lungometraggio di Im Sang-soo, autore di Seul. classe 1962, il film erotico "La moglie dell'avvocato" (t.i. "A good lawyer's wife"), frustrazione borghese come tante, girata nel 2003, poco importa. Tutto il sex appeal della versatile e completa interprete sudcoreana...basta così.
Democrature
All'ultimo "TriesteFF", sezione "Fuori dagli sche(r)mi", anche il grido di libertà lanciato dello scrittore e regista ucraino Oleg Sentsov (o Sencov), nato in Crimea nel 1976. Tratto dall'omonima pièce scritta nel 2011, "Numeri", del 2020, ne porta sullo schermo tutta la banalità del male. "Realizzato a distanza, dalla prigione ["diretto dal gulag"] è una sorta di manifesto", che dovremmo guardare bene, soprattutto in...ogni tempo.
Ecce bellum
Park Chan-wook, sempre all'ultimo "Festival del cinema coreano di Firenze", sezione "New Korean Cinema", ha riproposto un'ottima summa del cinema suo e dei suoi connazionali: spettacolarizzazione sbrigliata, tenuta in strada da una poetica così grave di questioni umane che resta su come un monito inascoltato. "Joint Security Area", del 2000, è contro tutte le guerre...secondo voi è da vedere?
Versi avversi
Non me ne vogliano i nuovi autori sudcoreani, che possono accertare la spassionata simpatia per il loro cinema in genere, ma ora arriva il bello dell'ultimo "Florence Korean Film Festival". Le pellicole mancanti di Kim Ki-duk. Suo secondometraggio, del 1997, "Animali Selvaggi", parla di amicizie urbane rifugiate. La poesia della strada può far male.
Se sente
All'ultimo Trieste Film Festival partecipò il Cinema Indipendente. Nelle vesti onorifiche di Antonio Rezza e Flavia Mastrella. Dal "Premio Salani 2021", "Samp", è un "thriller fantasy" (un presidente arrestato), che permette ai due autori di giocolavorare col mezzo cinematografico. "Basata sulla taranta come cura dal disagio", bisogna provarne parecchio.
Sabbie d'interesse
Abbiamo già incontrato l'attore e regista Mark Rydell. Nel 1984, l'autore newyorkese realizzò un'altra pellicola sui sentimenti buoni, coi toni leggeri di ragazzi e fattorie, minacciati entrambi, là dove le passioni del cuore vengono inondate dagli interessi del Capitale. "Il fiume dell'ira" (t.o. "The river").
Legge proibisce
Emozioni Cinema. Serata "facile", quella organizzata nella sala Valéry più viva che boh. Vince a mani basse causa gratia John Steinbeck, James Dean, Elia Kazan e "La valle dell'eden" del 1952. La pellicola, del 1955, trionfa senza spinte né retoriche (ma broadway gremita). Testo immortale, regia solenne, la prima trepidante prova di James Dean. Cal in persona. Ma non solo. Un frammento che può ingigantirsi all'infinito.
Indietro tutta
La Sezione, all'interno della ben nota rassegna che ormai sapete, è quella del "New Korean Cinema" degli anni 1990. Ma avrebbe potuta anche essere quella per "Moon So-ri". A noi, stavolta, interessa solo il regista. Lee Chang-dong, sapete, fa tremare i 'rofumiani. "Caramella alla menta", del 1999, ha fatto pressoché lo stesso.
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