RECORD

Per natale, il canale TV Iris proponeva un giro di..."Mission Impossible II". Qualcuno sgranerebbe gli occhi, ma duole ricordare che, dietro a questi blockbuster fuoriusciti dalle fantasie del passato, si nascondono firme tutt'altro che futili. Il secondo capitolo, diretto da John Woo, invero pare fatto apposta per unire le necessità d'azione e lo stile barocco del regista cinese.

Non me ne vado

Per certi versi era strano che John McTiernan, USA 1951, non fosse mai passato dal Cinerofum. Nulla di imperdonabile, ma diciamocelo, "Trappola di cristallo", del 1988, è un film d'azione coi controHIppieHeyHey! Cult di due o tre generazioni, "Die Hard" fa esattamente ciò che deve essere fatto, senza indugio o timori. Come il suo protagonista, nerboruto policeman di New York, che presenta un efficacissimo Bruce Willis al pubblico delle Sale.

Fin dell'Inizio

Dell'ultimo "Korean FF di Firenze", ne mancava uno. Il Suo penultimo. Chiudo quest'anno, che ricorderò come la "Seconda ondata western e la Prima Sudcoreana", con "Human, space, time and human", del 2018, di Kim Ki-duk. Ode alla suicida idiozia umana. Monito chiaro, perché esplicito, commovente, perché sincero. Potente, perché Kim.

Belli bambini!

Il terzo film di Hou Hsiao-hsien, che passa dalla Valéry, è anche il terzo lungometraggio del regista taiwanese. Splendido affresco d'infanzia rurale, "The green, green grass of home" (dal titolo d'una canzone), nel 1982, mostrò già l'attitudine dell'allora trentacinquenne emergente.

Stelle tossiche

Il canale Iris, nella "C'era una volta il Western", forse perché c'è John Wayne, propone un poliziesco del 1974. Sempre elegante, prima cervellotico, poi scontato, "È una sporca faccenda, tenente Parker!" (t.o. "McQ"), diretto da John Sturges, tiene compagnia col paesaggio decadente e col personaggio gagliardo.

Inadattati

Vabbè ma allora togliamocelo, qualche Carlo Verdone. E non è male solleticare tra scarpa e piede per riscoprire il confort d'un tempo. Il contrario dell'uva, arretrando al 2003, con "Ma che colpa abbiamo noi" (gran canzone), si gusta una buona via di mezzo tra comicità e realismo, cioè il buon autore di commedie.

Attacca l'amply

Da un DVD di Mino, all'interno del Cinerofum fa irruzione il documentario underground "69 - Ungdomshuset", di Nikolaj Viborg, danese classe 1971. Rispetto e "solidarietà con la lotta e con chi la pratica", coi compagni volitivi. Dalla via della Casa della Gioventù di Copenhagen, un grido disperato, che oggi possiamo riascoltare con orecchio diverso, per amplificarlo incazzato.

Forzatura che dura

Qualche pomeriggio fa, mi trovai Carlo Verdone davanti. Fase Primi Duemila, 2004 per la precisione, quando ancora sapeva unire comicità e psicologia, commedia insomma, senza ricorrere alle macchie che amiamo, ma facendo ridere con un pizzico di serietà. Come in "L'amore è eterno finché dura", dove l'inadeguatezza dei protagonisti è precisa e spassosa, senza strafare.

Blue Jeunesse

Fantastico, Simone dice "ti mando Tsai Ming-liang, sa il citofono!". Quindi passo la serata col regista malese, ci siamo presentati. Classe 1957, formatosi a Taiwan, già al suo esordio sintetizzò magistralmente i canoni di quel Nuovo Cinema. "I ribelli del dio neon" (t.o. "Nezha adolescente"), del 1992, è un capolavoro di ruvida dolcezza.

Poor in Progress

Ultime scorribande dell'anno, nel Lontano Ovest, m'imbatto ne "I temerari del West", ovvero nel regista, soprattutto televisivo, originario dell'Indiana, Herschel Daugherty (1910-1993). T.o. "The Raiders", vero che risente del taglio rapido, tipico di alcune produzioni TV, riesce comunque nell'intento, trattenerti lì, a vedere come andrà a finire questa sporca lotta tra poveri (e ricchi, quindi eserciti).

Amori & Sopraffari

Per il ciclo "C'era una volta il Western", il canale Iris ha presentato una pellicola del 1955, di Jesse Hibbs (1906-1985). Questo regista sconosciuto dell'Illinois, con "I pionieri dell'Alaska", t.o. "The spoilers" in Technicolor, testo già trasposto una manciata di volte, dimostrò di aver fatto tesoro della lunga assistenza.

Fantumani

Strepitoso, non strano, questo finale di 2021 tra i grandi autori. Ieri sera l'ho passata con Ingmar Bergman. Nel 1968, il regista svedese, già acclamatissimo, pose in celluloide i suoi splendidi fantasmi di artista, in un terrifico e angoscioso affresco: "L'ora del lupo" fa tremare i muri.

Palmo dopo palma

Sergio Martino. Ma soprattutto, sottotutto, dappertutto, Debora Caprioglio. Il regista romano ha percorso tutti i generi, penetrando pure l'erotico, trovando nella lattea abbondanza dell'attrice mestrina la colazione perfetta d'ogni alzata. "Spiando Marina", del 1992, si thrilla solo per Lei.

BruciaLinguaggio

Postnatalizio di recupero, il 'Rofum estrae il nome di Derek Jarman. "Wittgenstein", del 1993, col tratto audace visionario del regista londigiano, mette in scena la formazione del pensiero, similmente dissacrante, del filosofo viennese.

Technaffetti

Ho quasi terminato col Festival del Cinema Coreano di Firenze (2021). Nella Sezione "New Korean Cinema", dedicato alle pellicole del periodo considerato "del dragone", per quanto riguarda il cinema sudcoreano, è stato proposto anche "Il contatto", del 1997. Terzo lungometraggio del regista, classe 1967, Chang Yoo-hyun, è una sonata sugli amori immaginari, spesso più sicuri di quelli ballati.

Nonsense via d'uscita

"Cul-de-sac" è del 1966. Terzo lungometraggio di Roman Polański che un tempo capeggiava tra le VHS dei sessantottini destrutturati. Stupenda provocazione, come avevano ben imparato, e ottimamente insegnato, gli scalpitanti autori d'Oltre Cortina. Orso d'oro a Berlino, quelli erano i giorni...

ahiahiahi

E se prima eravamo in due a guardare Lanthimos...adesso siamo con Mino che ci passa l'esordio, da solista, dell'allora trentaduenne regista ateniese. Nel 2005, Yorgos Lanthimos irruppe col suo dannato e inforcatore cinema che piazza sul proscenio 'sta carne umana andata a male. "Kinetta" non punta il dito, ché non c'è più nulla da additare. Estremo e acerbo.

Enterprise NeLcUlo

Torniamo gli ultimi colpi del "Florence Korean FF", ed. 2021. Nel buon livello generale, anche "Il Corso d'inglese della Samjin Company", del regista attore classe 1980, Lee Jong-pil, non stona. Nessuna vetta, certo, intriso di retorica post-femminista, tutta schiacciata sulla scalata sociale, rischia di spacciare il lavoro come emancipazione; poi ci si mette l'ambiente e allora, il tutto (pantano), risulta più compatto.

2000 RWF

Il duemillesimo sproloquio cinematografico del 'Rofum è dedicato a Rainer Werner Fassbinder. L'autore complesso, contrito, doloroso, l'infaticabile artista graffiante ironico senza compromessi. Il nome che tanta parte ha in questa nostra fascinazione che non scema. "Despair - Un viaggio nella luce", psicodramma del 1978, parla di sdoppiamenti del piccolo uomo assediato, sino a tutti i nostri folli tentativi.

Dipingiti

Nel 1976, Roman Polański si trovò a un nodo scabroso. Ne scaturì un oscuro psycho-thriller, bello quanto intrigante. Ottima estetica della paranoia (o incarnazione che sia), con "L'inquilino del terzo piano" (t.o. "Le locataire") il regista attore parigino, "naturalizzato francese", tra citazioni e invenzioni, descrisse gli orrori di molti.

Stare assieme

Nella Sezione "Independent Korean", dell'ultimo "FF di Firenze", anche un consapevole cinema LGBT. Con due personaggi femminili studiati a fondo, "Portami a casa" (t.o. "Take me home", 2020), della giovane regista, classe 1987, Han Jay, offre un intenso scorcio di dolore condiviso.

Circolo untuoso

Ma torniamo al muto. E ai maestri. Quello del brivido, Alfred Hitchcock, nel 1927 girò una strana pellicola, piuttosto cupa sulla condizione della donna, scarsa fiducia nelle fredde istituzioni (tutte). "Virtù facile" non piacque nemmeno a lui. Non essendo Lui, ringraziamo Marigrade per il DVD.

Satinato

Sezione "Independent Korea", brb 2021, brb, l'esordio della giovanissima regista, classe 1990, Lim Jung-Eun. La neolaureata di Seul, come le sue colleghe, dimostra di aver studiato. Ma "La nostra mezzanotte", dopo tanta profonda delicatezza, rischia di iniziare prima del buio.

Ah eri gnu!

Detto, fatto (fatto). Ecco "Lo zio Boonmee che si ricorda le vite precedenti", quella Palma d'Oro tailandese del 2010 in cui ho inciampato. Quarta pellicola del regista classe 1970, Apichatpong Weerasethakul, può causare perplessità, come ad Elena, o stupire fugacemente col suo naturalismo metafisico orientale; in ogni caso, non certo un'annata miracolosa...

Sogni

Inizia a prendere corpo (ouh...) la relazione tra il Cinerofum e Hong Sang-soo. Il regista sudcoreano, "habitué dei quattro maggiori festival europei", che abbiamo approfondito grazie al Festival del cinema coreano di Firenze, nel 2010 realizzò una della sue pellicole più celebri e, chissà, riuscite. "Un certain regard" a Cannes 2010 (Palma tailandese subito doverosa), indiscutibile padronanza della narrazione, ma poche pietre nella scarpa. Non pensiamoci adesso, "Hahaha".

Grotta Vanità

Non era vero. Per "chiudere" il cofanetto di Ernst Lubitsch, mancava ancora il celebre muto "La principessa delle ostriche". Stesso anno, 1919, identica graffiante satira della "Puppe", ché siamo tutte maschere all'interno del teatro della vanità.

Beredice

Nella "Retrospettiva a Moon So-ri", dell'ultimo "Korean FF" di Firenze, è stato presentato anche "Ode all'oca", del 2018. Scritto e diretto dal regista cinocoreano, autonomo di Yanbian, classe 1962, Zhang Lü, è una pellicola sentimentale sulle fughe dall'amore, derive&approdi, per altri porti. Buon tocco.

Ciao gioia

Nella Sezione "Wild roses: registe in Europa" dell'ultimo Trieste FF, è stato presentato "La comunione" ("Komunia"). Docu-drama, "si dice così no?", diretto dalla polacca Anna Zamecka, parla di parietarie che resistono nelle città deserte d'assistenza e affetti. Fa freddo da quelle parti...

Prego, anzi, scusi

Dalla Corea del Sud, via FirEnze, "Crying Fist", del 2005. Conosciamo così Ryoo Seung-wan, quarantotto anni ieri (auguri), a quanto pare, un altro autore solido, capace di drammatizzare e spettacolarizzare con misura. Pugilato come rivalsa, ma fuori dal ring la Storia è un'altra.

Ro-madri-tta

Fiducioso in Mario Caiano, mi son scottato con un western d'avventura. Pure troppo. Nel 1963, il regista romano doveva prendere le misure con la materia più romanzesca, ne "Il segno del coyote" (t.o. "El vengador de California"), davvero smaccata.

NO NUCLEAR !

Grazie ai fiorentini del "Korean Film Festival", edizione 2021, il Cinerofum ha potuto sprofondare nel regista che adora più ciecamente. Ad un anno dalla morte, non smette di compiangere Kim Ki-Duk, che nel 2015 gridò un'altra pellicola a difesa della terra: "STOP" (2016) è basta al nucleare, finis all'elettricità, stop ad un sistema che, in cambio della rinuncia alla vita, ci ha fatto accettare la morte.

Fantazia

L'ultimo "Trieste Film Festival" proponeva la sezione "Wild roses", dedicata alle registe emergenti. Esordio che, per Agnieszka Smoczyńska, polacca classe 1978, fu rappresentato da "Il richiamo" (t.o. "Córki Dancingu", lett. "Le figlie della danza"), pellicola fantasiosa quanto impalpabile, tra canzoncine e sentimenti invero sconfortanti.

Mala vita

Al "Florence Korean FF 2021", anche l'esordio alla regia della sudcoreana, classe 1967, Shim Hye-Jung. "Piaga da decubito" (t.o. "A badsore") è una commedia dolce amara su sopravvivenze e integrazione nella Sud Corea. Sottotitolo: vecchiaia; col tocco rude e affettuoso che comporta.

Sterminati

Nella caleidoscopica filmografia del prematuramente scomparso Kim Ki-duk, appare anche "Real fiction", del 2000. Cruda stilizzazione visiva del mondo dei soprusi, è uno dei picchi della disincantata sperimentazione dell'autore sudcoreano. Metacinema sulla Società della Violenza.

Donna e uomo

Al "Korean FF" di Firenze, edizione 2021, la sezione "Retrospettiva Moon So-ri" mi trovava sempre lì (nella "Valéry"). Che fosse il terzo lungometraggio di Im Sang-soo, autore di Seul. classe 1962, il film erotico "La moglie dell'avvocato" (t.i. "A good lawyer's wife"), frustrazione borghese come tante, girata nel 2003, poco importa. Tutto il sex appeal della versatile e completa interprete sudcoreana...basta così.

Democrature

All'ultimo "TriesteFF", sezione "Fuori dagli sche(r)mi", anche il grido di libertà lanciato dello scrittore e regista ucraino Oleg Sentsov (o Sencov), nato in Crimea nel 1976. Tratto dall'omonima pièce scritta nel 2011, "Numeri", del 2020, ne porta sullo schermo tutta la banalità del male. "Realizzato a distanza, dalla prigione ["diretto dal gulag"] è una sorta di manifesto", che dovremmo guardare bene, soprattutto in...ogni tempo.

Ecce bellum

Park Chan-wook, sempre all'ultimo "Festival del cinema coreano di Firenze", sezione "New Korean Cinema", ha riproposto un'ottima summa del cinema suo e dei suoi connazionali: spettacolarizzazione sbrigliata, tenuta in strada da una poetica così grave di questioni umane che resta su come un monito inascoltato. "Joint Security Area", del 2000, è contro tutte le guerre...secondo voi è da vedere?

Lubitschicarla

Chiudiamo il ciclo di cinque DVD di Ernst Lubitsch. Il regista berlinese, nel 1919, aveva già sul groppone il teatro di Reinhardt, cortometraggi di successo e film apprezzati. La sua arte, spigliata e graffiante, già la forma di Ossi Oswalda: "La bambola" (in Italia "...di carne").

Versi avversi

Non me ne vogliano i nuovi autori sudcoreani, che possono accertare la spassionata simpatia per il loro cinema in genere, ma ora arriva il bello dell'ultimo "Florence Korean Film Festival". Le pellicole mancanti di Kim Ki-duk. Suo secondometraggio, del 1997, "Animali Selvaggi", parla di amicizie urbane rifugiate. La poesia della strada può far male.

Se sente

All'ultimo Trieste Film Festival partecipò il Cinema Indipendente. Nelle vesti onorifiche di Antonio Rezza e Flavia Mastrella. Dal "Premio Salani 2021", "Samp", è un "thriller fantasy" (un presidente arrestato), che permette ai due autori di giocolavorare col mezzo cinematografico. "Basata sulla taranta come cura dal disagio", bisogna provarne parecchio.

Sabbie d'interesse

Abbiamo già incontrato l'attore e regista Mark Rydell. Nel 1984, l'autore newyorkese realizzò un'altra pellicola sui sentimenti buoni, coi toni leggeri di ragazzi e fattorie, minacciati entrambi, là dove le passioni del cuore vengono inondate dagli interessi del Capitale. "Il fiume dell'ira" (t.o. "The river").

Legge proibisce

Emozioni Cinema. Serata "facile", quella organizzata nella sala Valéry più viva che boh. Vince a mani basse causa gratia John Steinbeck, James Dean, Elia Kazan e "La valle dell'eden" del 1952. La pellicola, del 1955, trionfa senza spinte né retoriche (ma broadway gremita). Testo immortale, regia solenne, la prima trepidante prova di James Dean. Cal in persona. Ma non solo. Un frammento che può ingigantirsi all'infinito.

Indietro tutta

La Sezione, all'interno della ben nota rassegna che ormai sapete, è quella del "New Korean Cinema" degli anni 1990. Ma avrebbe potuta anche essere quella per "Moon So-ri". A noi, stavolta, interessa solo il regista. Lee Chang-dong, sapete, fa tremare i 'rofumiani. "Caramella alla menta", del 1999, ha fatto pressoché lo stesso.