Tornare è morire

Ritorno al Western. Ma a quello singolarmente autoriale di Peter Fonda (1940-2019). Il primo dei tre lungometraggi dell'attore e regista newyorkese, figlio d'arte, di avi genovesi, che scrisse lo splendido spensierato cavalcare, stavolta ci racconta d'un tribolato ormeggio in porto, non più possibile. "Il ritorno di Harry Collings", 1971, finirà come scritto nei destini dell'Ovest.
"Universal" presenta il suggestivo incipit sugli ultimi momenti di libertà. Qualcosa di lento nell'aria, una brezza di morte. Il regista, ancora buon interprete, affresca la pellicola con rallenti sfumati. Wow. Cavalcate crepuscolari, ballate intimiste. Fonda non dimentica un attimo di fare Cinema. Lo scorrere del tempo nelle pittoriche dissolvenze, nei caleidoscopici passaggi (lisergiche angosce). Turbe individuali che ritornano coniugali, con Harry che "deve ricominciare a fare il marito". Western anomalo, quindi, perché non sono in tanti ad avervi colto gli attimi riflettenti. Attorno alla donna, in primis.
Consigliato.
(depa)

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