Al Cinerofum torna Michael Mann. Il regista del look curato, attento alle subconsce psicologie, nel 1986 si prodigò in una splendida pellicola blu, ritmata dai primi battiti d'ali del Drago Rosso. "Manhunter" (s.t. italiano "Frammenti di un omicidio") scorre come una lama nella carne.
Nello spaventoso incipit, dal primogenito cinematografico dello scrittore Thomas Harris, come nel resto della pellicola, molta atmosfera dell'horror. Con la fotografia elettrica (il friulano Dante Spinotti sbarcò a Hollywood), scivoliamo sul velluto Blue Mann. L'ipnotica estetica dell'autore di Chicago, con la colonna sonora da playlist ("The Reds" e Altri). "Faceva caldo quella notte". Metallico Carpenter, folle Argento. Lecktor, "Denti Di Fata", può causare allucinazioni. "Odora te stesso". Killer voyeur e immobiliare, "Case con giardini grandi". Indizi per la scientifica (tempo per le analisi). Tanta caciara, per un po' di bruttezza (bisogno "d'adorazione"). Precauzioni (irruzioni da rivedere per l'angosciato agente FBI). Ecco l'inattesissimo, anche per il freddo calcolatore ("la nostra natura, come il pancreas"). Come sorprendente è l'interpretazione di Pazzini, William Petersen (1953), dinanzi al vero "Pazzo", con stile da vendere. Come Mann (a Cognac ne sapevano).
(depa)
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