Human flesh

Nel 1969, Federico Fellini, al centro della sua creatività, si fece guidare dalle provocanti avventure dell'Eros, discendendo nei vuoti amplessi dell'Uomo. "Fellini Satyricon" è forse il più pachidermico dei Fellini, non per questo il meno scatenato.
In quegli anni Alberto Grimaldi, scomparso dieci mesi fa, produceva alla grande. Altra rischiosa pellicola, la prima diretta dal ferrarese finanziata dal partenopeo. Dall'allucinatorio testo di Petronio Arbitro, trascritto assieme allo sceneggiatore romano Bernardino Zapponi (1927-200), fido collaboratore per grandi pellicole, le vicende erotico conflittuali di Encolpio e Gitone e chi ivi passa. I sensi di Encolpio, tesi verso Ascilto. Che brama tutte e tutti. Encolpio grida, in una pellicola già urlata. "Suono, canti, rumori". Incubi sconci, epiche fantasie, l'Eros balzella, sui linguaggi (lingue). Amicizie di comodo. Il rifiuto è più doloroso del tradimento. "I miti (stra) parlano d'amore". "Il sempre avanti Ulisse". L'arte "tra vino e baldracche". Fellini sovrasta, domina e ricompone le righe. Potente figurativo, narratore qui dal passo pesante, dell'ubriaco, del folle. Spazi liberi, quelli di Petronio, dove il regista può esprimersi senza remore, sue; a noi "tocca" toccare Lyca di Taranto, che parla germanico; Trimalcione e i tartari dolorosi. Eros in tutti i sensi, o quasi (un deca su: "Se volete me ne vado..."), con la giusta dose di Tanatos (tappa obbligata, il tempio di Ermafrodite).
Encolpio studente in Erasmus, sa solo dare amore. Ha perso la spada, gli restano i versi.
(depa)

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