Il Giorno della sfiga
Western, western...come "La legge del fucile", del californiano Harry Keller (1913-1987). Prima delle grandi scosse sessantesche, le pellicole ricoperte dalla polvere dell'Ovest, s'avvolgevano attorno a intrecci per tutti, caratteri e gusti. Anche questa, del 1958, narra di un amore finito in sparatoria.
Destino cretino
Tra i registi italiani che, negli anni '60 del XX° secolo, s'iscrissero al rodeo del western, vi fu anche Armando Crispino (1924-2003). Il poliedrico autore biellese, già fondatore di cineclub e critico su "L'Unità", nel 1967 realizzò un racconto di intima ricerca di vendetta, per una paternità disprezzata, una vita declassata. "John il Bastardo".
Pagare rompe
Più d'un anno che Robert Altman non passava di qui. Ai ripari. Nel 1998, il raffinato autore di Kansas City, ambientò in Georgia un legal thriller godibile, senza impegno. "Conflitto d'interessi" (t.o. "The Gingerbread Man"), carrellata sulle pedine, maschere, d'una società corrotta da aggressivo protagonismo. Chi rompe prima, poi paga.
Fregola con carne
Elena chiede di vedere un Fassbinder. Cose dell'altro cinema...il nostro. Permessi per le Sale, la "Valéry" s'attrezza. Da altra produzione televisiva, sempre sempre la stessa messa in scena dei contrasti forti dell'anima. "La moglie del capostazione" (t.o. "Bolwieser"), del 1977, mi ricorda Rainer Werner Fassbinder.
Passato Pressa
Diretto dal cagliaritano classe 1913, Anthony Wileys, ehm, Mario Sequi, un titolo quantomeno intrigante. "Gli uomini dal passo pesante", del 1965, è una produzione italiana che suona bene anche in americano (?), "The tramplers". Merito di regista, collaboratori e una banda di ottimi interpreti, nessun paura dei primi piani.
USA tremens
"Iris" propone, Cinerofum raccoglie. Nel 2008 i Fratelli Joel e Ethan Coen si prodigarono in un divertissement in salsa spy. "Burn after reading" (s.i. "A prova di spia") è commedia senza fronzoli; cogli orpelli estetici, ironici quanto pungenti, dei due grandi registi, quello , ma senza bucare. Non il loro più "strutturato"...
Young boarder
Nella sezione "Independent Korea" dell'ultimo Festival del cinema coreano di Firenze, ha partecipato anche l'attore-regista, classe 1979, Lee Hwan. Suo secondo lungometraggio, "Anche i giovani contano" (t.o. "Young adult matters", "Eo-reun-deul-eun mul-la-yo"!), del 2020, è un racconto ai limiti delle adolescenze urbane. Tanto chiasso, molto spreco.
Turbe ferme
Rincontrando, nella sezione "Orizzonti Coreani" dell'ultimo "Florence FF", il regista Hong Sang-Soo (1960), si può nuovamente soffrire della sua impalpabile leggerezza. "La donna che fuggi" (t.o. "The whoman who ran"), del 2020, turbe femminili, è stato votato "Insulso, *" da uno spettatore severo...
Famiglia gelo
Difficile rimanere incolumi all'avvolgente e angosciante cinema di Rainer Werner Fassbinder. Percorrendo i suoi lavori per la [TV], si scoprono preziosi terribili scorci sui mattatoi della terra, sui mortiferi marchingegni del pensiero: "Selvaggina di passo" (t.o. "Wildwechsel"), del 1972, avvisa tutti di una rivoluzione violenta.
Piccoli amici grandi
Risalendo la filmografia di Andrej Tarkovskij, si passa per il celebre mediometraggio, del 1960, con cui il regista sovietico si diplomò all'istituto cinematografico di Mosca. Prime foto d'infanzia, che poi svilupperà, coi colori dell'immaginazione. "Il rullo compressore e il violino": una giornata fantastica, rovinata da un lockdown, non fermerà il cinema.
Tornare è morire
Ritorno al Western. Ma a quello singolarmente autoriale di Peter Fonda (1940-2019). Il primo dei tre lungometraggi dell'attore e regista newyorkese, figlio d'arte, di avi genovesi, che scrisse lo splendido spensierato cavalcare, stavolta ci racconta d'un tribolato ormeggio in porto, non più possibile. "Il ritorno di Harry Collings", 1971, finirà come scritto nei destini dell'Ovest.
Vuote a prendere
Il tempo beve energy drink. Quanto è passato dall'ultima volta che Rainer Werner Fassbinder bazzicasse il Cinerofum? Un lustro... .. . Matti. Quindi ci ritroviamo, almeno io, a bere distrutti in una baracca da soldati, a guardare, donne e uomini che si dimenano, rotolandosi in amori di poltiglia: "Pionieri a Ingolstadt", sceneggiato [TV] del 1971.
Piazza pulita
Nella sezione "Orizzonti coreani" dell'ultimo Florence Korea FF, era ospitato anche "Innocenza", del 2020, scritto e diretto dal sudcoreano, classe 1977, Park Sang-hyun. Esordio alla regia che conferma-ribadisce la maturità della scuola cinematografica coreana, da cui ormai ti aspetti sempre di più, ma senza lamentarti. Thriller che finisce in aula, senza risentirne.
Gretabla
Al Trieste Film Festival 2021, tra i "DOC." anche l'angosciante quanto stimolante (per i non dormienti) "Paesaggio zero" (2020) dello zagabrese, classe 1988, Bruno Pavić. Uno può girarsi dall'altra parte, ogni giorno, ma Moloch Irrisolto resta lì, immobile, a ridere della sua colpevole assassina retorica filiale.
Sussurra
Kaplanoğlu finito. Perlomeno, la trilogia di Yusuf, poi si vedrà. L'ultimo sguardo autobiografico, sempre a ritroso, sempre immobile, di Semih Kaplanoğlu porta all'infantile nettare d'alveare, "Miele" (t.o. "Bal", 2010). Il calore del focolare vince anche l'Orso d'Oro, sin quando la brace si spegne. E tocca andare...
Look at Psycho
Al Cinerofum torna Michael Mann. Il regista del look curato, attento alle subconsce psicologie, nel 1986 si prodigò in una splendida pellicola blu, ritmata dai primi battiti d'ali del Drago Rosso. "Manhunter" (s.t. italiano "Frammenti di un omicidio") scorre come una lama nella carne.
So cosa darei
Torniamo al cinema di un certo livello. Ad Ernst Lubitsch, maestro dell'allusione, del tocco raffinato che tutto può sfiorare. Coadiuvato da interpreti scafati, nel 1932, il regista tedesco diresse una commedia sofisticata leggera, cantata. "Un'ora d'amore", arietta sulla scappatella che male non fa.
Pluriniente
Sulla scia dei registi piacioni ai teenager d'ogni decade, sta Richard Linklater. Incontrammo già, piacevolmente, il regista di Houston così attento ad interessare senza urti.
Amo il mio naso, così tarchiato, ma autorevole: a bloccarmi dinanzi al cinema, se la locandina riporta "Boyhood" (2014). Pellicola "pluripremiata", "innovativa", non solo non colpisce, ma nemmeno incuriosisce. Le riprese prolungate nel tempo, dodici anni, paraculata da "figo", è tutto ciò che può generare fan. Il peggio è che basta. Peccato.
Amo il mio naso, così tarchiato, ma autorevole: a bloccarmi dinanzi al cinema, se la locandina riporta "Boyhood" (2014). Pellicola "pluripremiata", "innovativa", non solo non colpisce, ma nemmeno incuriosisce. Le riprese prolungate nel tempo, dodici anni, paraculata da "figo", è tutto ciò che può generare fan. Il peggio è che basta. Peccato.
Banditi in Minnesota
I western non finiscono mai. Anche il poliedrico regista sceneggiatore Philip Kaufman si cimentò con la letteratura del "Far West", nello specifico con una delle sua più celebri saghe, quella de "La banda di Jesse James" (1972, t.o. il più concreto "The Great Northfield Minnesota Raid"). Accerchiamento psicologico, gli eroi di una volta,sono i fuorilegge di oggi.
Iscriviti a:
Post (Atom)