MC-Types

Tutto
parte da un DVD del propositivo Danielino. Un suo parere negativo, una classificazione preoccupante ("film TV"), la consapevolezza che la promettente firma newyorkese non sia immune da scivoloni pregni di retorica mal interpretata, mi pongono in allerta. Eppure, il 19° lavoro di Spike Lee si smarca dai malriusciti. "Sucker Free City", del 2004, "è stato pensato e girato cinematograficamente" e poggia su un soggetto, scritto dall'allora ventottenne Alex Tse, imperniato su conflitti interetnici e gentrificazione, realistico quanto avvilente.
1974. Los Angeles, quartiere "Hunter's Point", cancro. "Il quartiere proletario di Mission District" subirà la cacciata dei poveri (riqualification), tra altri molto più poveri. Il titolo sta per San Francisco e l'autore afroamericano ha rivelato quanto quella City, la più simile alla sua, meltin' pot per def., gli sia gradita (e quell'incrocio di Hunters Point rimane negli occhi dello spettatore). Città libera dai babbucchioni, ma ricca di babbi, incatenati al ribellismo che passa il convento (non in eterno, visto la recente "George Floyd Rebellion" del 2020). Come spesso accade, chissà perché, ci vede bene il "folle e stupido" del padre (alcol, non la marijuana di Whitman), col suo tristemente nostalgico "potere al popolo" (e ho detto tutto). Microcriminalità (spaccio) diffusa, solo il consumismo interraziale, lusso micro apparente ("roba moscia"!). Mafia e (è) lavoro, non solo a Chinatown.
Come afferma lui stesso nell'Extra del DVD, Lee era all'apice della carriera, affermato, con la rapina ad altissimo budget in forno. Le immagini parlano chiaro. Le auto-citazioni, come le commoventi inquadrature oblique dal basso, impreziosiscono un intreccio classico, ma ben orchestrato. Affascinanti giochi di fotografia, ora offuscata, ora lucida, inattesi in un film per la TV (l'uruguaiano classe 1958 César Charlone, della città de deus), confezionano questo buon film, anche (quindi), sull'incomunicabilità urbana.

Bubu, per te è perfetto, bless.
(depa)

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