Cumpa d'autori

Passare da Yang a Hou Hsiao-hsien, regista cinese classe 1947, anch'esso fuggito presto sull'isola di Taipei (e anch'esso presente nella "Bibbia"...), è stato semplice. Un po' come innamorarsi de "I ragazzi di Feng Kuei", del 1983, in piena "Nouvelle Vague" taiwanese. Magici scorci di una Fonnguei sospesa nella gioiosa inedia. Dalle isole Penghu, una dolce amara storia di formazione e distacco. Ma da che?
"Restored by CINEMATEK (Belgium)", nel 2015. Si è sospesi nelle vicinanze di compagnia sgangherata, attiva tra vicoli di Pescadores. Sbandati (dalla vita), liberi (dal lavoro). Essere in quel luogo, dolce nulla, sulle ali assolate distese dal regista di origini cinesi, è un piacere. Intensi scatti di ultimissimo gioco (spiaggia, molo, boa...) e altre solitudini sospese. Violenza per scherzo, precedenti, violenza per Rabbia. Ironico sino alle risa (pollo), sino a pungere di più. "AEOIU". Splendida banda di scalcagnati: tutta una musica, colonna sonora e battute, filastrocche e canti degli sfaccendati. Una poetica rimarchevole, gran cinema. Più corale e disteso di quella, recentemente vista, del collega Yang, è una pellicola che è un petalo, una lacrima, che cade.
(depa)

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