Umberto Lenzi, più di cinquanta pellicole sul groppone, nel 1969 era in gran spolvero, da sparo. Nel genere bellico, come attorno ad un ranch, il regista grossetano, attorniato da collaboratori e maschere che fecero la storia...cinematografica, mostrò la sua arte intrattenitrice. "La legione dei dannati", per quanto verace, ha il passo spietato dei commandos.
Ancora una volta, è "La Titanus distribuzione" che presenta. Jack Palance. "Con Tom Hunter", Robert Hundar, trapanese. Alejandro Ulloa alla fotografia, montaggio? Ma del tedesco Giese Rohm (chi?). Sceneggiatura di Dario Argento in missione segreta, con alleati tedeschi e spagnoli, tra i dialoghi affilati di Ugo Moretti. Marcello Giombini alle musiche confeziona.
Quel 6 giugno bisognò darsi da fare. L'americano Burke agli esplosivi e tutto il manipolo di insubordinati e rissaioli, una sporca decina indisciplinata, nella "Zona delle tigri". A Lenzi abbocco subito, tra sprezzanti commilitoni spinti dalla curiosità (di vedere come morrà il loro colonnello), rapporti tesi, mentre attorno rimbomba tutto. Col pathos calibrato, sulle facce della carne da macello, sulle grinte dei generali. Vendetta resistente. "La democrazia che ho conosciuto è quella di una cella", parole Stone's. Artiglieria pesante; dopo lo spaventoso treno-cannone di Ango, ne restano solo due.
(depa)
Nessun commento:
Posta un commento