Requiem per il Passato

Appena regalato al Prof. e chiacchierato con Simone, sì faccio viceversa, ho anche guardato "Lo specchio" (1975), di Andrej Tarkovskij. Pellicola pilastro, un lungo intenso doloroso ricordo. Volgersi al passato, è parlare coi morti.
"Quando il tempo insegue i nostri passi, come un pazzo, rasoio in mano". Passaggio di mano rapido, dall'arte del padre a quella del figlio. Con tali folate, la memoria torna indietro. Sequenze visionarie, dissolvenze oscure, la cinepresa ha il moto dell'anima. Lo zoom come tensione. La "lentezza" di Tarkovskij è quella dell'intimo sgomento. Sono fugaci le boccate nell'inquieta apnea. Tocco che ha il fascino della profondità (terrore dell'abisso); sfaccettato complesso, freddo e infuocato, diffidente, disperato. Oltre la porta d'argento, i fantasmi di "Marija Timofeevna", immagini reperti ricordi fantasie che non parlano. Annientano.
Ignat. E la composizione dell'immagine? Come quella dell'axillo. Pittorico. Vermeer Modigliani Schiele Bacon, immoti, nella copertina d'"Un uomo in crisi" (1973). L'Essere è un appartamento disastrato; desideri e speranze stanno come la tappezzeria. Sulla memoria esplode l'Uomo Mon Amour. "Nostalgia per i pini della propria infanzia". Specchio è soffermarti in te per una frazione d'altro. Un'occhiata nell'obiettivo (la brace è brace).
Tra i "sussurri della Terra", "l'uomo è solo. Solo come la solitudine". Alleghria. "Ma niente, tutto si sistemerà", litania Andrej con Bob (1977).
Lo Specchio è La Madre.
Eccezionale. A Ivan.
(depa)

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