Continua il Trieste Film Festival, attento e presente. In concorso, anche una buona pellicola bulgara su xenofobia e razzismo. Tema sempre urgente. Quella dei migranti, emergenza permanente e inestricabile delle democrature. "Paura" (2020), scritto e diretto da Ivaylo Hristov, sofiese classe 1955 (non nuovo all'argomento), avanza sprezzante, a testa alta, fucile in mano se, sino al calore al centro della gelo.
"Parallelo tra distruzione di persone e natura", aggiunge il regista. Profughi. Solidarietà, umanità, vicinanza...nomi da fiabe lontane. Coltello sotto il cuscino. "Paura a scuola, nelle università". Non nella giungla. A Sofia città. Svetla ne è "arcistufa". Con la determinazione d'una McDormand imbufalita (Svetlana Yancheva), non resta, contrattacca. Riesce l'intento dal regista, col bianco e nero ad "attrarre l'attenzione sui volti". Il faticoso avvicinamento tra i due passerà dalle loro espressioni ("attraverso gli attori").
La comicità che accompagna certe idiozie sociali. "Humor come via d'uscita dall'assurdo". "Rispettando la legge non sono mai stata felice". L'ha detto lei. Il chiasso delle retoriche sbagliate zittisce dinanzi all'uomo. La parola si districa e riacchiappa il senso. "Sei mai stato felice?". Burocrazia e servilismo. "La legge, lo Stato...Lo Stato sono Io". 'Fanculo, torniamo in Africa.
(depa)
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