Luca. Navigli

Fernando Di Leo torna presto. In sala "Valéry". Nello stesso anno (?) il guerriero Mario Adorf, da protagonista, si riprende la scena. Al secondo isolato del gagliardo milieu allestito dal regista pugliese, c'è Luca Canali, magnaccia dal cuore morbido, che accarezza gatti e minorenni: pure lui nel tetanico ingranaggio. "La mala ordina", 1972.
"L'uomo da uccidere è". Chiaro. Subito. "In malo modo, platealmente". Ah ah.
[Eterna zagabrese] "Silva Koscina è Lucia". [L'irlandese, 1910-1993] "Cyril Cusack è il Corso". Mentre Armando Trovajoli sta alle musiche, abbassando il lirismo del primo capitolo, e Franco Villa si sbaciucchia la sua fotografia (una sventola). Maggiori silenzi, l'atmosfera si raffredda. Meno ritmo, più botte.
Non era nemmeno sceso dal palco, Adorf. Sempre stato lì, colosso di rabbia. Sono i suoi boccoli infuriati a tirar testate. Attenti al gorilla, schiumante vendetta, rincorre, non molla. Velocista spacca lunotti colla sua propria testa, fondista quattromila metri di pugni, giacche, cravatte. La galassia GiorgioScerbanenco riscritta e diretta da Di Leo, con cast esotico: venga Nuova York, accoglienza italiana.
(depa)

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