"Recuperato" l'esordio di Jean-Pierre Jeunet (si-fa-per, era l'anno scorso), colgonsi originalità e focus delle sue mosse artistiche, come la loro fissità. "Delicatessen", del 1991, codiretto col nantese classe 1956 Marc Caro, è una grottesca satira sociale, distopia ben aggrappata al reale, perciò graffiante smussata. Quasi che il top (piani alti) sia capire tutto e per tutti averne. Tra incudine e cartello, l'amore.
Prodotto da Claudie Ossard ("NGC"). Questo debutto racconta di un regista che "o piace o non piace". Io sono il terzo e me ne vado. Ma non toglie (ciò) che le scelte stilistiche di Jeunet ("et Caro") non siano ipocrite. Diversamente dai chiurli Anderson, uccelli di design che sorvolano Houston, rapaci di ritorni di pubblico-denaro (raccolgon briciole e pagnotte differenti), ammiccanti ad ogni zampa sollevata.
Realismo magico da Montparnasse. Le molle d'amplesso possono farsi musica creatrice, come no. I vegetariani cospirano. Fame nera, sopra al "Delicatessen" fuori sevizio. Tanta tenerezza per questa umanità braccata. Elegia da bassofondo. Pacificatore Jeunet. Se è vero, come lui dice, che chi prova a dissentire mostra sempre la sua incapacità. Rivoltosi macchiette smarrite. Quasi che, coi successivi, Jeunet abbia voluto rizzare il tiro (antimilitarismo con gli esplosivi). Grandi Autori menavano colpi, non allegorici, in libera esplicitezza, a Destra e Sinistra. Bisogna saperlo fare. Qualcosa di forzato in Jeunet. Di fastidiosamente pastorale. Alcune sequenze riuscitissime (la preparazione della talpa, o la sopra citata prova del letto), ottimo "il Bardem francese", Claude Dreyfus, ma "Ti sei fatta fregare dalla sua aria sognatrice".
La guerra tra poveri nella sua cannibalesca brutalità. "Povera nonna", si dice soppesando la bistecca. "Nessuno è cattivo, dipende dalle circostanze. O non sanno di esserlo". Un Marx analcolico. Distopia sociale con poche speranze nelle avanguardie ("trogloditi"). Tornano i bambini sui tetti.
E nelle strade?
(depa)
Nessun commento:
Posta un commento