In pieno cinema americano, "RaiMovie" ha proposto un titolone da paragrafi saggistici. Montaggio. Paesaggio. Sontuosa accademia, pur con tutto l'ardore dentro, che attenta all'attenzione dello spettatore. "I cancelli del cielo" (t.o. "Heaven's gate"), del 1980, director's cut Michael Cimino, è tutto crepuscolato.
Perfezione sporca, sì, estetica polverosa, con la morte nel sangue, ma quant'è dura accettarne tutti i tempi. Le immagini parlano di una cura viscontea. L'insistenza del newyorkese un cruccio mal assorbito. Ritornano i combattimenti, tra uomini, tra galli, di nuovo lo sgomento dinanzi all'abominio.
Non so se sia mancanza di struttura, ma lo schiaffo d'una meravigliosa stanchezza, giunge forte. Le cavalcate libere del Winsconsin percorso da Wilderness, come è stato detto, e da proiettili, la sfiancante ricerca di sé. Nel Lontano West, ancora squarciato dalla sterminata Secessione, deviare d'un metro può portare alla sponda opposta. Il denaro muove il mondo, la donna è uno spicciolo.
Michael Cimino, con una decina di film, tra cui questo ambizioso, è finito sui libri di scuola. Giustamente. Magari non ricordano (chiedere alla United Artists, che proprio quell'anno allevava tori scatenati).
(depa)
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