Fatica in due

Giorni fa, invece, è tornato Mike Nichols. Quant'era che non vedevamo il regista berlinese izzato dalla natura statunitense? Da due anni, col suo pauroso esordio. Con "Heartburn", del 1986, ritorna l'incolmabile orrido tra i protagonisti, gli "Affari di cuore", che il matrimonio espanderà. Un bruciore di stomaco chiamato "Mark" che non abbandona la disperata, e grandiosa, Maryl Streep. 

Far Sbiancare

Il Cinerofum prosegue solitario lungo i sentieri del "West". Non lontano, quello nostrano. Perché Miles Deem, all right, è Demofilo Fidani. Tutto Roma (1914-1994). Regista sfiga-maledetto, Ed Wood dello Spaghetto, "il peggiore", sarà... Vai di titolo consono: "Straniero...fatti il segno della croce", ciak scattante del 1968 tutti pronti!
Sarà, ma a me è piaciuto.

Encore fou

Anche Elena è tornata nell'amore che uccide di François Truffaut. Ieri sera, in sala Valéry, "La signora della porta accanto" ha portato tutto lo scompiglio d'un fuoco mal spento. La finestra è sul cortile in fiamme. Passione che tutto stravolge, lungo uno splendido e micidiale sorriso. Penultima del regista, 1981.

Amour fou

Secondo voi cosa succede se qualcuno, tipo Mino, annuncia la pubblicazione dei capolavori di François Truffaut ("restaurati, tra l'altro")? Dai che lo sapete. Li guardo. Perché, giuro, lasciarmi sciogliere nel cinema del parigino può diventare una necessità. Partiamo da "Le due inglesi", del 1971. Trasposizione di romanzo rosa rosso, azzardo vinto, con la sua elegante disinvoltura. Potente ironia, straziante autocombustione, sino alla disperazione. Di getto...

Vecinos sin aire

Sale chiuse, Il Cinerofum mai. Ieri eravamo in quattro. Due Elene a lato dello schermo, Pablo Larraín al centro. La proposta viene accettata. "Post mortem" (2010), terzo lungometraggio del regista cileno, sarà. Ed un metallo gelido, splendido sgomento, ha percorso la "Valéry"...

Post mortem...

E finalmente scartammo, e vedemmo, quel DVD programmato da un po'. Un percorso tra i documentari che possono trovarsi in uno Spazio di Documentazione con crismi e anticristi. Accoppiato a un paperback che vale quanto il supporto digitale, edito dalla buona DeriveApprodi, "Rata Neće Biti", "La guerra non ci sarà" (2008), è un bellissimo, superfluo cercare altro, un bellissimo documentario sugli effetti della guerra jugoslava. Quello dello storico incrocio di culture di Sarajevo annientato, in particolare, dalla Guerra in Bosnia ed Erzegovina (1992-1995), è un prezioso monito, già dimenticato, all'intrinseca putrefazione dei popoli che si affidano alle Nazioni. Bravo a Daniele Gaglianone.

Moto nero

Tipo, come oggi, no? Sono nella "Valéry" e arriva, anzi, torna Joe Dakota. Che, poi, si chiamava così anche chi non se n'era più andato. Beh, insomma, "Il ritorno di Joe Dakota" è un western del 1957 ("In Eastman Color"), diretto dallo statunitense Richard Bartlett (1922-1994). E chi è, direte voi? E' il regista di questo classico racconto di greed e vendetta. A quanto pare, mestierante sapiente e silenzioso.

Amico solo Nemico

Appena appena finito di vedere "Il vagabondo della foresta" (t.o. "Rachel and the Stranger"), western del 1948, dello statunitense Norman Foster (1903-1976). "Western"...si fa per scrivere. Ha ragione il soggetto originale: si parla di Rachele. Pure il titolo uguale: c'è anche quello strano Straniero...

Soldati

Ieri pomeriggio leggo "di Clint Eastwood (2006)". Come sapete, la strada lungo la filmografia dell'autore statunitense, celebratissimo ora, figurarsi poi, mi è irta e penosa. Quindi metto gli scarponi e avanzo. "Flag of our fathers". Già nel titolo, e nella locandina (e nella foto da cui), racchiude la retorica patriottica e militare di cui la pellicola è pregna. Un'alzata di bandiera. Puoi pensarne ciò che vuoi, resta un'alzata di bandiera.

Cuccioli da mucca

Pochino di tristezza. Ma sì, vedi western come quelli di cui vi ho scritto. Poi vedi questo. Perché hai letto John Wayne! "Ocio, però", che "I cowboys" (1972) di Mark Rydell, registattore di New York classe 1928, in realtà sono "Cowbabies". Western da "bollino verde". "E ho scritto tutto".

Giallo solo

Appena finito di vedere "Ognuno per sé", western del 1968, di Giorgio Capitani. Ritorna il regista nato a pane e b-movie, incontrato recentemente per un ultimo saluto davvero bruttino. Di tutt'altro carattare questa pellicola. Sontuosa e polverosa tragedia umana. "The gold seekers". Ma non si tratta solo di cercare, e trovare, l'oro...

Puttane e pistoleri

Più veloce del tempo, sono a scrivere di un altro "western". Altra traccia autoriale lungo il percorso. Terence Young, regista britannico ex-parà (nasce a Shanghai, 1915-1994), nei Sessanta ha celebrato il proprio nome assieme a quello di Sean Connery (colgo l'occasione sbieca per ricordarlo, a tre giorni dalla morte), coi loro primi Bond. Nel 1971 realizzò una pellicola frizzante, western colorito, con un cast roboante che manterrà le promesse. "Sole rosso".

Los vaqueros

Percorrendo i sentieri del "Western", è inevitabile imbattersi nel newyorkese Raoul Walsh (1887-1980). Tra i pionieri della Settima Arte, assistente di Griffith, oltre alla propria esperienza, il regista con la benda ha spresso in questo film tutta la sua passione di ex-cowboy girovago. "Gli implacabili" (t.o. "The tall man", 1955), tra i suoi ultimi, ha il registro romance, dove Amore e Natura (qui Animale) occupano i capitoli più corposi. D'altronde, con Gable e mandrie così affascinanti.

Amos massacro

Con tutti questi western, c'è voglia di qualcosa di diverso. Come Samuel "Sam" Peckinpah. L'arcigno autore californiano transita per la quarta volta dal 'Rofum, a bordo di un DVD clandestino che ricorderò a lungo. Perché "Sierra Charriba" (t.o. "Major Dundee"), del 1965, è un tutti contro tutti che colpisce duro, perché vero.

Chi paga la libertà?

Tun tun
, altro mese, altro giro. Appena passato di qui Sergio Corbucci. Il regista romano dallo Spaghetto Western classico, nel 1968, ne preparò uno scattante e pirotecnico. "Il mercenario" racconta l'epico scontro tra gioia/libertà e dominio/servitù. Quadro umano, avvincente e spettacolare, di frammentario cubismo.

Chiusure

Prima che richiudessero i cinema, Marigrade ed io facemmo in tempo a beccare il film "Un divano a Tunisi", del 2019. Di Manele Labidi Labbé, parigina di origini tunisine classe 1982 è una commedia ben fatta. Che tratta le materie delicate coi guanti chirurgici (sterilizzati da logiche infette). La metonimia del titolo sta per la psicanalisi in terra araba, se ne vedranno belle e brutte, da riderci e rifletterci su.

Più dura che si creda

Ancora storia. Del "Western". Dopo l'impegno del 'Rofum nel percorrere la sua filmografia, il pilastro della "Settima" John Ford ci ringrazia, portando nella Valéry il suo lavoro più, forse il primo, iconografico. "Ombre rosse" (t.o. "Stagecoach"), del 1939. Siamo noi a ringraziare lui, per le sue avventure corali, in paesaggi di roccia, tra sforzi immani e piccoli e grandi valori. Tempi aspri per quei piccoli uomini negli spazi infiniti.

Il film del mio nervoso

Che legnata. Quando pensavo di essermi irrimediabilmente ammorbidito, tra western e commedie tutti all'italiana, ecco che riprovo rabbia. Autentica disdetta granchiale. Colpa di George Miller. Non l'australiano. Lo scozzese importato. Parte della responsabilità, ahimè, pure al gigante Kirk Douglas. Perché l'avete fatto? Quindi mi ritrovo con "L'uomo del fiume nevoso", del 1982, nella piena del cinema australiano anni '80 più stucchevole. Se amate solo i cavalli, prego.

L'oro l'hanno loro

Mondo nel mondo, i western all'italiana. Può capitare di incontrarvi Anthony Ascot. Calma, calma, è il barese Giuliano Carnimeo (1932-2016), regista di western e sex commedy.  Qui la prima che ho scritto, ché "Una nuvola di polvere...un grido di morte...arriva Sartana", del 1970, ne incarna tutta la gioiosa e beffarda vivacità.

Sciacquabudella invecchiato

Come un torrente dal Nordovest, i Grandi Registi attraversano la "Valéry". Ieri pomeriggio travolta da Henry Hathaway (1898-1985). Il marchese regista di Sacramento nel 1969 realizzò un western brioso e spavaldo. Una vendetta avventurosa portata alla ribalta, dieci anni or sono, dai due Fratelli del Minnesota. "Il Grinta" è "Rooster" Cogburn: dategli sempre ragione, se non siete ragazzine.