Quattro imperdonabili
mesi senza le proposte del buon “Foglio”. Lo richiamo da Hong Kong (…), tramite
Anthony Chan. Più attore che regista, classe 1952, risponde al telefono con “A fishy story”, del 1989, un
melò con stoffa hollywoodiana, ma dal taglio orientale. Tipo eclettico, “Foglio”.
Suggerimento che onoro di una proiezione, conscio dell’attenzione del mio
cinefilo senza nome all’aspetto visivo di una pellicola (e come potrebbe non…!).
1967. Mentre c’è chi lotta nelle strade, c’è chi si fa fumare negli occhi. Storie
di emancipazioni, quella della Odri Epburn di HK e quella del tassista
smarrito. Colazioni tra timpani e danzatori di taxi. Sui ricatti economici mai
assopiti (“Se vuoi salire devi, sopportare molto”). Commedia rosa con stile
sorprendentemente personale per l’attore Chan dietro la m.d.p., tra ricorrenti
musiche e interludi cantati. Parole semplici, regia ricercata. La morte della
madre, la fine dell’infanzia, dei sogni della diva d’altri tempi. Via il trucco
e le unghie. “Via tutto!”. Ma troppi scioperi (…), quando i krumiri però pagavano…Love
story con crescendo drammatico, disperato, senza denaro, né amore (né
amici). Tra gli svariati tòpoi elegantemente celebrati, anche la lettura
fuori campo della lettera d’addio, nella rincorsa automobilistica all’ultimo
treno in partenza…Interessante.
(depa)
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