Il film del mio nervoso

Che legnata. Quando pensavo di essermi irrimediabilmente ammorbidito, tra western e commedie tutti all'italiana, ecco che riprovo rabbia. Autentica disdetta granchiale. Colpa di George Miller. Non l'australiano. Lo scozzese importato. Parte della responsabilità, ahimè, pure al gigante Kirk Douglas. Perché l'avete fatto? Quindi mi ritrovo con "L'uomo del fiume nevoso", del 1982, nella piena del cinema australiano anni '80 più stucchevole. Se amate solo i cavalli, prego.
Ore 15:50: la "Valéry" rabbuiata per l'occasione. "20th Century Fox", col suo jingle. Il regista George Miller è tra i "501 Grandi". Autore AUS da seguire. Passano i fotogrammi, invero pochi, e la "perplessità" (chiamiamolo così) mi assale. Dieci minuti e friggo difronte alla proposta di "RaiMovie" (mortacci sua). Cagata in vista. Ma tengo duro; lo faccio per voi.
1888. Un montanino orfano deve scendere a valle per guadagnarsela. I cavalli bradi solcano valli e schermo, irrompono in torrenti e scena. Lo skyline del poster è un vezzo che troverete. Toni e melodie leggere che mi fanno desiderare Douglas come l'aria...dov'è?
Eccolo. Perché Kirk? Dialoghi prevedibili, con poco intuito, dalle pose degli interpreti (e scenografie). Gli stereotipi vengono collezionati. Sono io, il problema. Vi deve pur essere un pubblico per film così. Equinofili? (se resisterete, arriveranno le selvagge cavalcate promesse, compresa qualche acrobazia d'Altaquota)
Penso al ghigno pazzo del Kirk che conosco, voglio sangue!, mi ritrovo alla casa nella prateria. Mi odio. Insulto addirittura Kirk. Mi detesto.
Ma, attenzione! "Clancy non è solo un esperto cowboy. E' un mago, un genio" (che giunge nella scena successiva). Ueila. Vediamo un po'. Che sia lui, in questa pellicola, l'idolo delle ragazze?
Ehi, arriva Clancy! (e chiccazz?). Uhm. Una leggenda dal carisma di una talpa.
Un ragazzo di montagna "in attesa del suo momento". La sua crescita attraverso la domatura di un puledro ribelle (natura) e il corteggiamento di Due Occhioni (donna).
Vi basti sapere che, qui, lo squalo è il cavallo... Douglas disperso.
Trascorso pure brutti minuti, rammaricato di aver conosciuto il regista culto di "Intercettori" e "Massimo Sbarellato", con un compitino così evitabile ("Non mollare, è un autore!", mi dicevo).
Poi ho indagato. Durante il film, tanto i dettagli non esistono. Eccolo il crostaceo aggrappato al mio indice. Sbagliato Miller. Ma, avete visto, ho resistito! Solo per voi, ho sopportato il peggior rallenti della Storia del Cinema! (sulla corda)
Semantica dell'immagine elementare, retorica montanara d'accatto (all'americana! Olèèè!). Il tutto immerso in glassa ai lamponi che non si lava. Pathos avvistato da miglia di miglia. "Il diritto di sapere". Oeh? Sto dalla parte della zia, l'unica sana, che taglia corto e spiattella senza menate. Davvero un mito, il suddetto Clancy. Nessuno lo ricorderà.
Trumbull! Trumbull! Quello del 1943! (headbang)
Voi non fatelo.
(depa)

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