Finalmente discesa dall'insopportabile "Corallo", la aspettavo agguatante in piazza Dante, ho potuto far la conoscenza di "Miss Marx", quarto ultimo lavoro della romana Susanna Nicchiarelli. Ho atteso anche lei, memore del suo ritmo biopico. L'ultima vita di Eleanor, figlia del filosofo illuminatore della classe operaia, tra un freddo amore e le infuocate arringhe. Non è facile essere donna, prim'ancora che rivoluzionaria.
A luci accese, sento gli ormai consueti commenti covid, due vecchiette nella fila dietro. Povero Marx, penso (per quella storia dell'emancipazione, sapete). Ma i soffi e graffi dei titoli di testa (i torinesi post-rock "Gatto ciliegia contro il Grande Freddo") mi vengono incontro. A me, fuggito in sala già dopo due ore, col giubbino di pelle! Lo stesso abbraccio avverrà col punk sui minori (bambini) sfruttati nelle fabbriche statunitensi ("Downtown Boys").
1883. Romola Garai è sulla tomba dell'immortale padre. Cincischierà il testimone, sotto lo sguardo affettuoso di Engels. Vale sempre la pena perdere gli amici che non sono tali. Ecco un frutto d'un pensiero critico, se non proprio libero. Eleanor ha un'ombra propria.
1890. La separazione. "Irragionevole, assurda, ingrata", si recita sulle "bambole aggiustate" di Ibsen. Ma il teatro è vita. 1893. Altre separazioni. E una new entry (grande la scelta musicale, classica ma frizzantina). Lotte dentro e fuori, fuori e dentro, sino a quando sarà vraiment finale.
Romola "Tussy", la britannica classe 1982 Garai, ce la mette tutta, imbalsamata nel suo sorriso infelice. 1895. Altro sfruttamento, altre lotte. Puoi cambiare l'8 col 9 e nulla cambia. Difatti non è "Nico", ma la diverrà. Per Karl, "Virtù: franchezza. Felicità: lotta". Per "Tussy", "Verità", poi il motto è "Andare avanti". Almeno sinché l'ombra non si fa luce. Come nel 1898, quando Eleanor spira nell'opprimente pulviscolo patriarcale.
Film curioso. Sia per la spavalderia sonora, sia per lo sguardo, benché fugace (superficiale?), su di questa forte-fragile donna del XIX° Secolo. Certo, da buon punk, taglia grezzo.
(depa)
1883. Romola Garai è sulla tomba dell'immortale padre. Cincischierà il testimone, sotto lo sguardo affettuoso di Engels. Vale sempre la pena perdere gli amici che non sono tali. Ecco un frutto d'un pensiero critico, se non proprio libero. Eleanor ha un'ombra propria.
1890. La separazione. "Irragionevole, assurda, ingrata", si recita sulle "bambole aggiustate" di Ibsen. Ma il teatro è vita. 1893. Altre separazioni. E una new entry (grande la scelta musicale, classica ma frizzantina). Lotte dentro e fuori, fuori e dentro, sino a quando sarà vraiment finale.
Romola "Tussy", la britannica classe 1982 Garai, ce la mette tutta, imbalsamata nel suo sorriso infelice. 1895. Altro sfruttamento, altre lotte. Puoi cambiare l'8 col 9 e nulla cambia. Difatti non è "Nico", ma la diverrà. Per Karl, "Virtù: franchezza. Felicità: lotta". Per "Tussy", "Verità", poi il motto è "Andare avanti". Almeno sinché l'ombra non si fa luce. Come nel 1898, quando Eleanor spira nell'opprimente pulviscolo patriarcale.
Film curioso. Sia per la spavalderia sonora, sia per lo sguardo, benché fugace (superficiale?), su di questa forte-fragile donna del XIX° Secolo. Certo, da buon punk, taglia grezzo.
(depa)
Nessun commento:
Posta un commento