Da "A Gaumont British Production", una rielaborazione del romanzo della scozzese Josephine Tey (1896-1952), "A Shilling for Candles: The Story of a Crime", che non piacque al regista, colla londinese Novel Pelbeam (1919-2015!) di nuovo ai fili dell'affermato concittadino. Il suo volto solare non smetterà di irradiare, impassibile, sulle raffinate inquadrature della pellicola. L'"Innocente" di Derrick De Marney (1906-1978, indovinate da dove?) è in trappola come gli altri, chiede appoggio, ma è sveglio, agile e cascamorto, sempre pronto allo scherzo ("Perché sono innocente"). Con un avvocato così, d'altronde, meglio far da sé. Toni da commedia, con digressioni comiche bizzarre (la festa di compleanno di Felicity). Tolto che non è chiaro come la corretta police non sapesse nulla del concubino della morta ammazzata, la corsa all'innocenza è irta di risse.
Pellicola che guizza dalla filmografia di "Hitch" per alcune sontuose riprese. Le carrellate orizzontali (in stazione), quelle verticali (uscite in strada), in avanti (corsa sui binari). Poi il bijoux, quella al "Grand Hotel", chiusa spasmodicamente sul tic del batterista (battito del cigno). Treni su treni, fratelli pazzi, l'umanità di Erika ha salvato il suo amato! Elena storce il naso, dimenticando quanto Il Caso sia perno impertinente della narrativa hitchcockese (sìììì!).
Anche Sir Alfred pronto, per un volo, ritorno "aperto" per i successivi 40 anni, per Los Angeles.
Ora, resta da vedere che ne pensa Mino dello "scazzo". Mettila così, hai fatto bene al cinema: almeno non abbiamo visto, pagando, "il film più brutto degli ultimi vent'anni" (sino all'"Odeon" pure!).
(depa)
* dietro la camera; davanti, visto il cameo del nostro mito, restava molto da lavorare.
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