Infine anche "Il Cinerofum" cascò su Amazon (che, ricordo, "sfrutta i lavoratori"). Ma a scrocco! Poco cambia, lo ammettiamo: una tantum, mai più. L'occasione era ghiotta, ché Genna m'ha segnalato un lavoro di Bong Joon-Ho ("Bong è il cognome"), il suo quarto, che inseguivo da un po'. "Snowpiercer", del 2013, è una metafora messa con decisione sul banco, nessun giro di parole; da una graphic novel francese del 1982, la lotta di classe nuda e cruda, senza distopia, ma spinta ai limiti del...tempo.
Da una parte i poveri, dall'altra i ricchi. Chi sfrutta, chi è sfruttato. Niente fantascienza. Tranne lo scenario glaciale ("causa dei tentativi di fermare il surriscaldamento": già mi piace) e lo spazio particamente angusto, ma perfetto nella sintesi dello scontro sociale sempre in atto; per il resto, la spremuta pop del capitalismo è quella in vendita in ogni bancarella o centro commerciale. Allegoria essenziale, perché essenziale è la logica di dominio e sfruttamento.
Rispetto al precedente "Vecchio Ragazzo" del produttore Chan-wook Park ("Chan-wook è il nome"), di cui pare citare a pie' mani (il celebre corridoio in sezione, da vero platform orientale), ha dalla sua la sceneggiatura accattivante e la messa in scena ad alto effetto speciale. Veder schizzare il convoglio in perenne condanna, tra improvvisi abissi e muri di ghiaccio, difficilmente lascia impassibili. Leaderismo, sudditanza, opportunismo, necessità della miccia, o di andare al nocciolo.
Attori perfetti nei ruoli, Tilda Swinton avida e meschina quanto basta. L'ormai mitico Song Kang-ho ("riconosci il nome!"). Che dire, un blockbusterone coi fiocchi di 38 milion dollars che, sotto le meravigliose vette innevate, cova pruriti più reali di quanto possa supporre, uno scettico dei comics. Racconto breve d'autore, novella lineare, efficace, che potrebbe anche ricordare qualcosa, risvegliare qualcuno, moltiplicare, sia mai, le pulci e le orecchie. Ché noi sappiamo, ormai tutti, di quei bimbi negli ingranaggi. E non solo.
(depa)
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