Meraviglioso "Lo Sceicco Bianco". Intorno all'ipotetico centenario di Federico Fellini (20 gennaio 1920-1993), nelle sale fioccano alcune sue opere. Tra cui il suo primo sogno, realizzato nel 1952, ode alla prosaica fantasia, alla magia popolare, tra incantesimi spiccioli e risate a bizzēf.
Ettore parte in 9a
La settimana scorsa, Ettore Scola in Sala Valéry col suo film d'esordio. Presentatosi a mani vuote, ché tanto "Se permettete parliamo di donne" (1964) è sul tutubo, il regista di Trevico scomparso 3 anni fa (il 19 gen all'anniversario), ha scherzato e giocato. Un pezzo di panduce, un gotto e via, serata eroto-grottesca, per una commedia che tratta, invece, parecchio di uomini, anzi, uno e nono: il Gassman mata-todo, attorniato da altre variopinte, tutte stupende, donne e attrici della storia del cinema di quegli anni.
Rackhia Dance
Settimane di riproposte anni '80 ('980), in televisione. Tra le varie, in Sala Valéry il celeberrimo "Dirty dancing", del 1987, diretto dall'italo americano Emile Ardoino (1943-1993). La storia di Baby legnosa in vacanza estiva, alla scoperta dei corpi, del ballo, e un po' di sé. Sogno a occhi aperti delle bruttine, volteggiar con Patrik Swayze, rivaleggiare con un'indemoniata irrefrenabile bionda.
Idiodeus
E' falso! Il primo dell'anno, invero fu l'ultimo! Ammettiamo. Beata Teona Strugar Mitevska, allora, regista classe 1974 di Skopje, che ci ha permesso di dare l'addio al 2019 con una pellicola intelligente, divertente, giusta. Ambientata nella Macedonia al secolo dello sciovinismo più becero, "Dio è donna e si chiama Petrunya" assume la grinta d'una risata tesa a seppellire l'idiozia che ammorba ogni società patriarcale e teologica, pus fuoriuscente a tutte le latitudini. In tal senso il drammatico, che permane, è frantumato dalla sagace ironia delle autrici.
I capanni dell'amor
Sul finire dell'anno, freddo com'era, Alain Resnais s'è rifugiato in sala Valéry, penetrandovi da ignoti canali televisivi. All'una e mezza. Come la protagonista, decidiamo, solo ed anche questa volta, di sfilarla ed assaporarla, questa pellicola del 1993. "Smoking" (t.o. "Smoking"), tratto da "Smoking / No Smoking". Come su quei cartelli "No smoking", o quegli altri "Smoking". Che poi debbo ancora capire cosa ho visto (in Italia non l'avranno mica compresso? Pare di sì, allora, giusto "Smoking", mutilato e rivendicativo: prendere nota della distribuzione italiana d'essai). Insomma, cosa può fare una sliding cigarette, un sì-no, un binario che porta di qui, e/o di là, un binario che decide algoritmi misteriosi, vitali.
Ti con Sex
Qualche giorno fa, pioggia pioggia, allerte allerte, altrofilm. In casa. "Sessomatto", (1977) di Dino Risi, è proprio quello che...per una serata tranquilla. Quando le si vuole dare una sferzata piccante. Causa Laura Antonelli, meglio aprire le finestre. Tranzilli, pensanti per bene: schivando là, addomesticando qui, la volgarità sta buona ("sciocchino, è un Dino Visi..."). Ma non la foja popolara, la prurigine caciarona, il rammarico sconcio, il rimpianto sugoso: ohé sono arrivati gli artisti, i baracconi dell'amooore!
Tempi di tappezzerie
Periodo di bassa avvilente, nei cinema. Verrebbe da dire Allerta Rossa ("Non entrate nelle sale!"). Meglio così: meno gliene date, alla sala Valéry, più se ne prende. Altro Woody Allen, allora, ché a Elena piace e a me...pure. Con l'allora sessantacinquenne vecchietto newyorkese come interprete, "La maledizione dello scorpione di giada" (2001) è uno spumeggiante intreccio tip tap che, tra poli, amori, opposti e odi, scivola sulla pista ben oleata dell'autore. Con molta leggerezza. Più che un soffio, uno spiffero (mai fastidioso).
Angusto Show
Ancua "Valéry". Nell'anno di Billie Holiday (scomparsa 60 anni fa), la sala del Cinerofum non ha potuto altro che aprirsi al trascinante ritmo, in bianco e nero, del magico sound d'oltreoceano. E se pronunci, in qualunque maniera, la parola Jazz, sullo schermo appare senza dubbio l'elegante, brioso, ironico, sinuoso e scatenato cinema di Woody Allen. "Celebrity", del 1998, è un viaggio caotico (nevrotico, logorroico) ed orgasmico nel mondo dello show-biz. Tra pietà ed affetto, bellezze magnetiche a sopperire a una dialettica alquanto glamour e...vuota, lo sterile ma profittevole bailamme cui tutti i qualunque paiono aspirare.
I frappè dei vicini
Per dirne un'altra, la seconda, venerdì scorso è ri-passato dalla "Valéry" Roman Polański. Ancora il suo ultimo nelle sale pubbliche, per noi inavvicinabile al "Corallo", Elena ed io abbiamo riparato a mancanza piuttosto grave per sedicenti "amici del cine". "Rosemary's Baby", del 1968, è un thriller psicologico ma nemmeno tanto. Poiché la bestia è reale, come la brama di successo che pervade la comunità.
"I soldi, ancora voi..."
Saranno le temperature, invero abbassatesi come da inclinazione terrestre, ma la "Valéry" si sta prodigando in un vero guizzo di fine anno. Per dirne una, la prima, giovedì scorso è stata la volta de "La bambolona" (1968) diretta da Franco Giraldi. Autore nato nel 1931, nell'allora italiana Comeno, dopo aver fatto sapiente gavetta (con assistenze di livello), si cimentò con buoni risultati nel campo delle commedie. Come in questo caso, dove, sotto le vesti (...) di una commedia piattamente (men che mai) "fisica", così legata a triplo filo alle doppie curve della prorompente protagonista, si cela invece una graffiante satira sulla società maschilista che sempre vedrà la donna, non può altrimenti, come prelibatezza in bancone, a portata di moneta. Dall'omonimo romanzo della romana Alba de Céspedes (1911-1997).
Stato di Corpifuoco
Altro tassello nel muro di Pablo Larraín. Di più: segnalatomi anni fa dal Puvio, il secondometraggio (?) del regista cileno balza al mio primo posto. Realizzato nel 2008, "Tony Manero" è un gran film, sporco, doloroso, maturo. A ricordare i recenti duri e fieri giorni di lotta in Cile, la solita tra oppressi ed oppressori, può essere utile per noi italiani ricordare ciò che laggiù ancora non possono dimenticare. Non sia mai che qualcuno si svegli (male che vada finisce tutto in brillantina).
Beviamoci tu
Alle solite: "Debolino". "Eccezionale". "Così, così". "Grandissimo". "Sempre lo stesso": in senso positivo o no. La verità è che dall'alto della sua maestria ed esperienza maneggia il mezzo cinematografico ad occhi chiusi: quasi fastidioso, Woody Allen. "Un giorno di pioggia a New York" scorre senza intoppi su di un'altra meravigliosa girandola vitale. Quindi il solito, proprio vero, sei tu, Woody.
Politic
In sala Valéry, questa volta per puro caso, è passato a trovarci il sudcoreano Bong Joon-Ho, ancora colla sua frangetta in testa e palma dorata in mano. Presentato dalla Showbox, il tizio fa il mirabolante, riuscendovi. Fantasatira grezza, emendata appena premiata, ha dalla sua il monster-appeal per tutti, la critical-social per chi non è un robot. Sintetizzate nei ruoli, le asperità di una comunità ormai persa. Divertente contro il dente, "The Host".
Vive Fabienne!
06.11.2019. Nella serata in cui i telegiornali annunciano Catherine Deneuve "ricoverata per una leggera ischemia", Elena ed io ci precipitiamo. Potrebbe essere l'ultima volta. O l'ultimo (non si sa sempre). Scelta felice poiché "Le verità" (t.o. al singulier), ultimo lavoro di Hirokazu Kore'eda, mostra il maturo connubio tra la sensibilità dell'autore nipponico e quella degli interpreti francesi. Tra i quali, inutile dirlo (o no?) la già citata regina spicca, dando corpo ad un personaggio, quasi autobiografico, pregno di vita universelle.
Esplodi pecora
Chef Baraka suggests...e i due golosi in sala Valéry assaggiano. "Four lions" arriva via collegamento (è disponibile sul sito RAI): è a portata di mouse. Pellicola inglese del 2010, scritta e diretta dal regista Chris Morris (celebre provocatore televisivo), a 5 anni dall'attentato alla Maratona di Londra, esplora con coraggiosa ironia il terrorismo islamico, quello sgangherato quanto sentito, illusorio quanto mortale.
Fumetti di testa
Era settembre quando Alain Resnais ritornò in sala Valéry a trovarmi. Si presentò portando con sé il suo dodicesimo lavoro, un divertissement datato 1989 e intitolato "Voglio tornare a casa!". Le vicissitudini di un fumettista americano, caricatura di se stesso, alle prese con figlia e...Francia. Tra incursioni animate, simpatiche finché dura, questa commedia scorre su stereotipi e citazioni, cavalcando gli ottimi interpreti e divertendo con brio e senza banalità.
Buon odor mente
Ambizioso, ironico. Patinato, sporco. Potente, divertente. L'ultima "Palma d'oro", la prima sudcoreana, non è l'indimenticabile per occhi o spirito, ma intrattiene con brio. Una spietata allegoria sulla vuota società del consumo e dell'apparenza (ancora una volta il dito, se qualcuno non se ne fosse accorto, è puntato su di noi). "Parasite", ultimo lavoro di Bong Joon-ho, racconta di esistenze nocive per chi le accoglie e domanda: quali lo sono davvero? La risposta nel conto corrente di chi la dà.
Dio innaturale
Rimasto solo, lo sapete, fuggo in sala. Giorni fa, mi sono imbattuto nell'ultimo lavoro di François Ozon. Scottato dai suoi recenti, ho più di un timore, soprattutto per soggetto e trailer. "Grazie a dio", però, questo film si discosta dalla sua opera. Buono così. Anche perché se di bello c'è ben poco, va riconosciuto all'autore francese di intavolare (quasi letteralmente) il discorso scabroso, degli abusi sessuali di preti su minori, evitando semplicismi e retoriche, curandosi di dar fiato alle diverse voci, emozioni e reazioni, dei protagonisti.
Nuovi agguati
Due giorni fa in solitaria processione in vico dei Fratelli Dardenne. Sì esiste, da queste parti, un intero circondario nominato e popolato dalla macchina dei sogni. "L'età giovane" (t.o. "Le jeune Ahmed") è l'ultimo sguardo degli autori belgi sugli eterni problemi adolescenziali in questa società, declinati nel qui e oggi, dove ad armarsi per un Dio paiono essere i musulmani. Meno intenso dei loro ultimi, va a sondare però un terreno minato in cui la loro sensibilità, come poche altre, evita il disastro.
Thor non è diverso
Nella sala Valéry regna il silenzio...ma dalla "Marine" giungono echi di schermo e fumi di pigiami. Mi trascino colla stanchezza dei "Sìcubas" addosso e, tra cuscini sdraiati, mi ritrovo negli anni '80, '87 per la precisione, quando i film per ragazzi erano avventure oltre il pomeriggio. Diretto da Chris Columbus, statunitense classe 1958, quello dei "Mamma" e dei "Potter", qui al suo esordio, "Tutto quella notte" (t.o. "Adventures in babysitting") mi sfuggì nell'età prescritta, ma è stato bello provare l'emozione di riprovarle, ancor di più se assieme a Charlie, Cry, Ele e Maurice.
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