Fumetti di testa

Era settembre quando Alain Resnais ritornò in sala Valéry a trovarmi. Si presentò portando con sé il suo dodicesimo lavoro, un divertissement datato 1989 e intitolato "Voglio tornare a casa!". Le vicissitudini di un fumettista americano, caricatura di se stesso, alle prese con figlia e...Francia. Tra incursioni animate, simpatiche finché dura, questa commedia scorre su stereotipi e citazioni, cavalcando gli ottimi interpreti e divertendo con brio e senza banalità.

Ammetto che un po' di stupore, all'inizio della visione, c'è stato. Se mi entra Resnais in sala, tutto mi attendo fuor che un leggero racconto da cinema pomeridiano. Due i sospiri, quindi, che mi sfuggono. Posso rilassarmi, ma il godimento sarà minore. O no? Beh, un po' sì. Appurata la sorprendente capacità attoriale del protagonista, lo sceneggiatore, librettista e commediografo newyorkese, mica attore!, Adolph Green (1914-2002), e confermata la verve scenica della sua spalla, Gérard Depardieu, il racconto resta sui delicati toni tipici della striscia fumettistica. E' una sorta di gioioso tributo alla fantasia, all'arte come salubre possibilità di fuga, come l'amore, quando sospinte da vera passione.passione. A quanto pare lo zampino del fumettista Jules Feiffer, newyorkese classe 1929, qui alla sceneggiatura, è evidente. 
Insomma, avvisàti: per questo film niente abito da gala, al massimo da Tenerone ("Pippo Pippo!"), ma sempre di classe mon chère Alain. 'Revoir.
(depa)

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