Droga! Droga! Droga! Il Cinerofum ormai è irrecuperabile, altro che Corona. Non è mai abbastanza, più Alfred Hitchcock assume, più ne brama. Ieri sera, nella "Valéry" completely addicted, Elena ed io ne abbiamo iniettato un film, avidamente tagliato, del 1947: "Il caso Paradine" è un turbinio di passioni incontrollate, che diventa omicida se di mezzo c'è il patibolo.
Tratto dall'omonimo romanzo del 1933 dello scrittore inglese Robert Hichens (1864-1950), cito eh: "è una storia di umane debolezze, di come il turbamento emotivo possa ridurre lucidità e capacità critica" (la nostra Marigrade). Si parte con accusa ed arresto e la Miss Paradine di Alida Valli, algida e "perturbante" (...) come sa fare lei, non chiede nemmeno perché...ma "Posso prima avvisare la servitù?". L'intensa attrice di Pola, qui al debutto hollywodiano, ha gli occhi del dolore, impensabile sorrida, ma saranno lampi quando si riscorgerà mantide ammaliante. "Le donne affascinanti non hanno bisogno di ammazzare", dice l'innamorata quanto impalpabile moglie dell'avvocato Kean. Quasi a ragione. "Non posso pensare che tu sia cambiato così!", a tortissmo. [Hitch sempre uguale, frattanto scende dal treno, pronto a suonarle, col suo gran contrabbasso] Anche lei, succube di una passione accecante (rimorso nebuloso), commetterà un errore dopo, come i vari nullaosta al marito infoiato. "Sono sicura di una cosa: tu non l'ami!". Uhm, sì, certo. Arringa in salamoia.
Personaggi interpretati da grandi attori, i due principali protagonisti in primis. Gregory Peck ha il volto dello sbandamento (ma uno stile senza défaillance).
Il miserabile quadretto giuridico (ma "lo scenario è pretestuoso, la femme fatale è il fulcro" (osserva ancora Marigrade) sublima nella figura del viscido giudice dalle facili zoomate sulle scapole scoperte (Charles Laughton). Hitchcock non smussa certo il filo della lama. "Dura prova, amara esperienza". Intanto la musica di Franz Waxman canta il turbolento sotterraneo dei protagonisti.
Lo zampone del re Mida di Hollywood David O. Selznick si tocca: il risultato, mantecato e ristretto, un po' di fretta. Ci sono un'italiana, un inglese e un canadese. Ma le "molte cose oscure" colpiscono lo spettatore, un po' perso dinanzi a tanto e bugiardo intreccio ("confuso" secondo il regista stesso). Nella seconda fascia degli Hitchcock, ha dalla sua un'insistente introspezione dei personaggi. Fegati che attaccano, cuori che si difendono, pance che giudicano.
(depa)
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