Subito dopo aver conosciuto Derek Jarman. Silenzio in sala Valéry. Cofanetto covato da un po', finiscono i mean Hitch e i doc ambientali, Elena sbircia preoccupata. William Shakespeare irrompe coi suoi potenti Sonetti, d'un amore impronunciabile, scontrandosi nella danza dei corpi del regista connazionale. "The Angelic Conversation", del 1985, è nuova avanguardia che può dar sconcerto, come musica per gli occhi. Elena, nel dubbio, tappa tutto.
Quarto lungometraggio del regista, sinuosa riproposizione audio video degli eterni versi d'amore dello scrittore londinese (1609). "Mal di mare" sente Elena. E come darle, se il mal d'amore sta alla base di questo naufragio della passione. Acqua elemento dell'eros, avvolgente da poter essere mondo a sé. "Cioè lui sta portando il peso delle sue pene, giusto?". Esattamente. Il super 8mm grezzo si fa artistico, le sensazioni ci giungono dai solenni Sonetti del Sommo, dalla voce suadente della lettrice (l'inglese Judi Dench al basso). E perché no, dai corpi immersi in queste acque chiare e turbolente. Ombra e luce dell'amato. Attori invisibili, per ricordi senza tempo. "Sembra un porno", smorzo. "Anche un po' satanico", infierisce. In sala Valéry il discorso si fa alto, dinanzi a queste videoimmagini sull'agone del cuore. Le splendide rime, omosessuali (sei ignorante o ipocrita), nella loro profonda immaginificazione (?).
Ho capito Derek, proseguiamo noi due, anche soli, la mattina, discorso intimo.
(depa)
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